L'iniziativa

L'arte e il design del periodo repubblicano nella Casa degli Italiani

Il Palazzo del Quirinale è il luogo in cui si svolge l’attività istituzionale del Presidente della Repubblica, crocevia di momenti essenziali della vita del Paese e della sua storia, simbolo dell’identità nazionale. Nel 2019 il progetto Quirinale Contemporaneo ha avviato una nuova visione del Palazzo e delle altre sedi della Presidenza della Repubblica, che ne aggiorna l’immagine infondendo alle significative testimonianze del passato le energie vitali dell’arte del periodo repubblicano. Il progetto, in continuo divenire, mira ad arricchire il patrimonio della dotazione presidenziale con opere contemporanee d’arte e di design, che rappresentano l’eccellenza italiana in ambito creativo e progettuale. Procedendo nel percorso di convinto avvicinamento dell'istituzione ai cittadini, iniziato con l’apertura al pubblico delle sedi presidenziali, il progetto Quirinale Contemporaneo viene ora presentato anche in versione digitale, attraverso un apposito sito. Sarà così possibile, per quanti intendono accostarsi a questa inedita vetrina virtuale, sperimentare le novità e i cambiamenti dell’iniziativa ed entrare davvero nella Casa di tutti gli italiani.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

Esplora le opere all’interno del Palazzo

2020-2021

Il racconto della seconda edizione

2020

Guarda l’allestimento delle prime opere

2019

Quirinale contemporaneo

A partire dal 2019, la contemporaneità è entrata nelle Sedi della Presidenza della Repubblica e oggi è parte integrante e stabile della realtà dei luoghi. Il Palazzo del Quirinale, la Tenuta di Castelporziano e in misura minore Villa Rosebery oggi accolgono oltre duecento opere contemporanee d’arte e di design: numeri che sono destinati costantemente a crescere, nella logica del progetto in divenire.

Più precisamente sono:

107
Opere d'arte
59
Artisti
102
Oggetti di design
75
Designer

Con scrupolosa attenzione, avvalendosi di alte professionalità, il Segretariato generale della Presidenza della Repubblica ha delineato una rigorosa metodologia operativa per attuare il progetto Quirinale contemporaneo. In primo luogo, per promuovere un concreto avvicinamento dell'Istituzione alla realtà artistica del Paese, tutte le opere sono state tutte acquisite grazie a una intensa collaborazione con gli artisti, le fondazioni o gli archivi che li rappresentano, e con le aziende. Le acquisizioni, inoltre, sono state compiute a titolo gratuito, solo per effetto di donazioni o comodati d'uso pluriennali, grazie alla generosità dei partecipanti. Infine, il rispetto della destinazione dei luoghi, della loro storia e della funzione istituzionale che li caratterizza, ha avviato una sapiente e pervasiva operazione di rinnovamento dei palazzi e delle relative collezioni artistiche. In tal modo, Quirinale contemporaneo ha dimostrato che il patrimonio culturale delle istituzioni, piuttosto che rimanere cristallizzato, può essere valorizzato attraverso una visione dinamica, capace di renderlo allo stesso tempo vitale ed evocativo.

Ugo Zampetti, Segretario generale della Presidenza della Repubblica

Il catalogo edito da Treccani

Le tre edizioni del progetto

La terza edizione

Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica - Prefazione del volume Quirinale contemporaneo 2019 – 2021

Il Palazzo del Quirinale è il luogo nel quale il Presidente della Repubblica esercita le proprie funzioni di Capo dello Stato e rappresentante dell’unità nazionale, e riceve le più alte cariche italiane e straniere. Si tratta, quindi, di un luogo dinamico e simbolico, crocevia di momenti essenziali per la vita del Paese. Esso rappresenta anche un importante bene storico-artistico, ricco di straordinarie opere e proprio per questo aperto da alcuni anni alle visite, in un percorso di convinto avvicinamento dell’istituzione ai cittadini.

Al principio presentava, tuttavia, un assetto decorativo risalente prevalentemente all’epoca sabauda e, prima ancora, pontificia, mentre mancavano le espressioni artistiche del periodo repubblicano. Per dirsi a pieno titolo Casa degli italiani, il Palazzo necessitava, dunque, di un adeguamento, quale quello realizzato con il progetto Quirinale contemporaneo nelle sue tre edizioni del 2019, 2020, 2021.

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Un progetto volto ad aggiornare l’immagine delle sedi istituzionali tramite l’inserimento di rilevanti espressioni del genio e dell’estro degli artisti italiani, dalla nascita della Repubblica ai nostri giorni: opere d’arte e oggetti di design che aggiungono un’importante testimonianza pubblica dell’eccellenza italiana in questo settore, mai affievolita.

La creazione artistica è da sempre specchio del tempo e l’attenzione al dialogo con il mondo contemporaneo dell’arte e del design manifesta la vitalità delle istituzioni e la loro capacità di essere un punto di riferimento costante e attuale della nostra storia, nella quale passato e presente convivono senza flessioni e innervano il senso condiviso della nostra identità. Ringrazio quanti hanno reso possibile questa iniziativa – che nel tempo ha coinvolto anche le altre sedi della Presidenza della Repubblica ed è illustrata con grande efficacia nel presente volume – collaborandovi generosamente ciascuno nel proprio ambito e dimostrando spirito di servizio e senso di condivisione.

Inaugurazione 2020-2021 della mostra Quirinale Contemporaneo

2020


Ugo Zampetti, Segretario generale della Presidenza della Repubblica - Introduzione del volume Quirinale contemporaneo 2019 - 2021

L’iniziativa Quirinale contemporaneo, alla quale è dedicato il bel catalogo edito da Treccani, evidenzia il significativo processo di rinnovamento e trasformazione del Palazzo del Quirinale e delle altre sedi della Presidenza della Repubblica, che si è andato sviluppando nel corso del settennato del Presidente Sergio Mattarella.

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L’apertura al pubblico del Palazzo e delle altre residenze presidenziali, a partire dal 2015, ha inteso offrire alla fruizione dei cittadini un considerevole e prezioso patrimonio culturale, che tradizionalmente era confinato a costituire la splendida cornice dei principali impegni istituzionali del Capo dello Stato.

Il Quirinale allora conservava per la gran parte opere d’arte, arredi e decori sabaudi, oltre ad alcune considerevoli testimonianze del periodo papale, mentre mancavano del tutto le espressioni artistiche di età repubblicana. Molti degli interni, in particolare, mostravano ancora l’allestimento voluto dai sovrani e legato alla vita di corte.

Gli ambienti non apparivano quindi effettivamente rappresentativi della realtà storica e istituzionale del luogo – divenuto la sede della Presidenza della Repubblica – ma costituivano involontariamente una sorta di museo, pur importante, di un’epoca conclusa.

È maturata dunque la convinzione che, all’interno delle sedi della Presidenza della Repubblica, la manifestazione sul piano artistico della storia del nostro Paese dovesse comprendere non solo le testimonianze del passato, ma anche quelle del presente, nel suo continuo divenire ed evolversi. Da qui l’idea di dar vita a Quirinale contemporaneo, con il quale sin dal principio si è inteso integrare lo straordinario patrimonio culturale della dotazione presidenziale con le più vive manifestazioni del genio nazionale dell’epoca repubblicana, colmando in tal modo una lacuna evidente nell’ambito della configurazione complessiva del Palazzo.

Per questo motivo, Quirinale contemporaneo non è stato concepito come esposizione artistica a carattere più o meno temporaneo, ma, al contrario, operazione culturale di lunga durata connessa al tema dell’identità nazionale. In particolare, si tratta di un progetto in fieri, consistente nell’innesto nei luoghi istituzionali di opere d’arte e di design contemporanee, aperto a ulteriori e progressive accessioni ed esso stesso espressione del fluire della storia e della cultura dell’Italia dei nostri padri e dei nostri figli.

La sua attuazione ha comportato, oltre ad alcuni necessari interventi sull’architettura d’interni, anche un processo di rinnovamento nella comunicazione, volto a raccontare ai visitatori l’aggiornamento storico sotteso al percorso artistico, che ora descrive compiutamente le varie fasi attraversate dal Palazzo. Con l’arricchirsi del contesto espositivo, infatti, era necessario ripensare il discorso narrativo e integrarlo con contenuti di attualità ed educazione civica, affinché le visite alle sedi della Presidenza della Repubblica fossero in grado di trasmettere un’immagine esaustiva della realtà istituzionale dei luoghi.

Nel realizzare il progetto, ci si è attenuti ad alcuni criteri fondamentali, che hanno fissato una rigorosa metodologia operativa.

In primo luogo, si è scelto di non acquisire alcuna opera dai musei pubblici; ciò al fine di non depauperarne le risorse ma, anzi, di mettere gratuitamente a disposizione della cittadinanza ulteriori opere d’arte generalmente poco visibili. Soprattutto, si è inteso instaurare un dialogo diretto con gli artisti, o con le fondazioni e gli archivi che ne custodiscono l’opera e la memoria, promuovendo un concreto avvicinamento dell’Istituzione alla realtà artistica del Paese, in tutte le sue dimensioni. Se, come osserva Paolo Portoghesi, «le istituzioni sono le case delle ispirazioni», il Quirinale ha saputo farsi Casa degli italiani anche nel valorizzare l’arte e il genio nazionali.

In secondo luogo, tutte le acquisizioni sono state effettuate a titolo gratuito, per effetto di donazioni o grazie a comodati d’uso pluriennali. Ciò è stato possibile grazie alla generosa e spontanea partecipazione di artisti e designer, alcuni dei quali hanno realizzato lavori appositamente per la sede presidenziale, delle ricordate fondazioni e archivi che rappresentano gli artisti e i designer scomparsi, dei loro eredi e, per quanto riguarda il design, delle aziende produttrici.

Infine, è stato posto al centro il rispetto dei luoghi, non soltanto della storia ma anche della funzione istituzionale che li caratterizza, motivo di costante attenzione nel corso del complesso processo di rinnovamento: in sostanza, si è sempre avuto presente che si operava all’interno di un Palazzo di grande pregio storico e artistico ma allo stesso tempo vivo e vitale, in cui il Capo dello Stato svolge le proprie funzioni e dove si sviluppa per molta parte la vita istituzionale del nostro Paese.

Per questo nella scelta delle opere d’arte ci si è attenuti a un indirizzo coerente con queste caratteristiche, senza dare ingresso a installazioni o altre forme di rappresentazione a carattere multimediale: vi è infatti la necessità che le sedi della Presidenza della Repubblica, non essendo musei, mantengano la massima flessibilità di impiego, per garantire il pieno svolgimento delle attività istituzionali.

Alle espressioni più o meno classiche di pittura e scultura è stato aggiunto il design, selezionando oggetti in produzione corrente che, al di là di ogni intento espositivo, promuovono uno dei settori di maggior prestigio del Paese.

Sotto il profilo più specificatamente artistico il progetto rappresenta le principali correnti e i maggiori autori del secondo Novecento e del Ventunesimo secolo. In esso si è dato spazio alle posizioni più vicine all’avanguardia insieme a quelle legate alla tradizione, alle correnti più prossime alle realtà locali accanto a figure affermate a livello internazionale, alle industrie globalizzate e alle aziende dal carattere ancora artigianale. Va sottolineato, inoltre, che attraverso gli autori sono rappresentate tutte le regioni, cosicché l’iniziativa restituisce l’immagine dell’Italia nella sua interezza e nella sua multiforme creatività.

Oggi, dopo tre anni di lavoro, possiamo rilevare che le sale lungo le quali si snoda il percorso di visita del Palazzo del Quirinale, così come gli spazi esterni del Cortile d’onore e dei Giardini, offrono, nel loro complesso, una significativa testimonianza artistica del periodo repubblicano.

Quirinale contemporaneo si è recentemente esteso alla Tenuta Presidenziale di Castelporziano, dove è stato possibile un coinvolgimento più diretto di artisti e designer che, facendosi interpreti del paesaggio naturale e della storia archeologica dei luoghi, hanno realizzato lavori specifici, talvolta monumentali, come in un laboratorio di arte contemporanea. Da ultimo, è stata coinvolta anche la sede di Villa Rosebery, con l’inserimento di un’opera di design sulla scogliera sottostante il complesso.

Il dialogo tra mondo delle istituzioni pubbliche e mondo dell’arte ha proposto e consolidato una sinergia permanente tra la tradizione artistica e la creatività contemporanea, valorizzando in modo esemplare al Quirinale la continuità e unicità dell’espressione culturale italiana. In questo modo si è inteso altresì promuovere l’approccio ai nuovi linguaggi espressivi dell’arte, che spesso comunicano la complessità del presente e anticipano la percezione del futuro, consentendo ai cittadini di avvicinarsi, anche per tale via, alla storia dell’Italia. Con l’esposizione della contemporaneità accanto alla tradizione, in un luogo che per oltre quattro secoli ha raccolto le migliori espressioni artistiche del Paese e che oggi come ieri lo rappresenta nel mondo, Quirinale contemporaneo restituisce un’immagine inedita del Palazzo, che contribuisce a rafforzare la cultura artistica nazionale.

In questo senso, per l’ampiezza dei suoi obiettivi e per l’originalità della visione, l’aggiornamento delle sedi presidenziali assume un preciso significato istituzionale.

Quirinale contemporaneo è stato inoltre contrassegnato da una particolare modalità d’azione dell’Amministrazione, dal momento che, come si è detto, esclusa la via di acquisti sul mercato di opere d’arte o di arredi standardizzati, per il rinnovamento delle sedi presidenziali è stata ricercata la spontanea collaborazione di artisti e aziende, che a loro volta in gran numero hanno creduto nella valenza storica e culturale del progetto.

Si è trattato di un’esperienza sorprendente, per la passione e il forte senso di appartenenza che ha mosso i protagonisti tutti, dimostratisi orgogliosi di poter contribuire a trasformare l’immagine del Palazzo che oggi, più di ogni altro luogo, costituisce uno dei simboli della nostra Repubblica.

Presentazione alla stampa della terza edizione


Renata Cristina Mazzantini - Dal volume Quirinale contemporaneo 2019 - 2021

Nel ritrarre le oltre duecento opere acquisite tra il 2019 e il 2021, i magnifici scatti di Massimo Listri descrivono anche la nuova veste architettonica delle sedi presidenziali: la contemporaneità ha rivitalizzato quasi ogni ambiente del Palazzo del Quirinale, in minor misura la Tenuta Presidenziale di Castelporziano e simbolicamente Villa Rosebery; non riveste più carattere fortuito, ma è diventata parte integrante e stabile della realtà dei luoghi. La freschezza delle recenti opere d’arte e di design rappresenta, come la punta di un iceberg, il lato più visibile di un ambizioso processo di rinnovamento, avviato dal Presidente Sergio Mattarella con l’apertura quotidiana al pubblico dei palazzi. Un’operazione in fieri il cui titolo, Quirinale contemporaneo, esprime l’idea di aggiornare l’immagine dei luoghi, ridisegnandone l’identità visiva, mediante un’esemplare azione amministrativa ad ampio spettro, non limitata solo ad arricchirne le collezioni o a promuovere il made in Italy, né relegata in ambito strettamente museale. Un tale processo di rinnovamento ha richiesto un progetto museografico sui generis, impostato su un decorso pluriennale, che non si è esaurito con la selezione e la disposizione delle opere, ma è intervenuto direttamente sull’architettura, evitando ogni allestimento effimero; si è concretizzato in itinere, mettendo a sistema le variabili e i vincoli del caso, in una scrupolosa riconfigurazione a carattere duraturo dei palazzi che nell’immaginario collettivo rappresentano il Paese.

Un percorso delicato e complesso, perché il Quirinale è un mirabile esempio di conservazione e il patrimonio della dotazione presidenziale, che annovera oltre centomila beni artistici, è strepitoso; allo stesso tempo auspicabile e fortunato, proprio perché al Quirinale passato e presente non hanno mai smesso di riconfigurarsi e tanta magnificenza è l’esito di un’instancabile progettualità che ha coinvolto i migliori talenti degli ultimi quattrocento anni. Interrompendo la cristallizzazione delle sedi presidenziali, Quirinale contemporaneo vi ha riattivato quella graduale stratificazione che fa parte di una dinamica intrinseca all’architettura e non ne svaluta il carattere auratico ma tende a sottolinearlo. Una dinamica associata all’evoluzione dell’uso, che sul Colle era rimasta curiosamente sospesa, secondo la quale ogni generazione aggiunge all’esistente qualcosa di nuovo e lo valorizza, se questo qualcosa sarà degno un giorno di diventare antico.

L’aspetto più impegnativo e stimolante è stato, quindi, valorizzare la preesistenza come luogo nel suo insieme, ripristinando la particolare continuità culturale con la tradizione che in Italia sorprende, stringendo legami con la storia e dando luogo a un suggestivo gioco di rimandi. Questa sfida, raccolta dagli uffici della Presidenza della Repubblica, sotto l’attenta guida del Segretario generale Ugo Zampetti, è stata affrontata adottando un approccio di tipo olistico, volto a contemplare oltre ai profili squisitamente storico-artistici inerenti alla selezione degli autori, anche i diversi aspetti legati al restauro, all’allestimento e all’arredamento d’interni. Nel pieno rispetto che la sensibilità dei luoghi impone, il progetto è stato elaborato con rigore disciplinare, contemperando le istanze storica ed estetica, evitando sovrapposizioni arbitrarie e superflui contrasti, per assicurare ovunque l’armonia tra antico e nuovo e mantenere in equilibrio conservazione e innovazione. Il lavoro, inoltre, è stato animato da una visione organica della creatività, che affonda le sue radici nell’unità rinascimentale delle arti, volta a far dialogare l’architettura con le espressioni artistiche e il design, conciliando cultura tecnica e umanistica. Per realizzarlo e far convivere l’accoglienza del pubblico con l’intensa attività di rappresentanza del Palazzo, nel settennato si sono susseguiti dietro le quinte diversi lavori di restauro, edili e impiantistici, finalizzati alla riorganizzazione dei percorsi, all’adeguamento e alla razionalizzazione degli spazi, per i quali è stato prezioso l’intervento e il sostegno dei ministeri della Cultura e delle Infrastrutture, attraverso gli uffici territoriali competenti. È stato riaperto il portone su via del Quirinale e gli ambienti ad esso adiacenti, compresa la Cappella degli Uditori di Rota, sono stati destinati ai servizi per il pubblico e arredati con oggetti di design e opere di Listri e Finucci. Nell’antico appartamento di Scipione Borghese, accanto alla Cappella del Presepe, impreziosita dal mosaico di Cagli incastonato in una nicchia, è stata allestita una sala multimediale in cui un maestoso modello ligneo illustra lo sviluppo del Colle attraverso un sistema computerizzato di illuminazione. Tra gli ambienti annessi all’Ingresso d’onore, adornati con i lavori di Bertozzi & Casoni, Varisco e Vedova, sono state ristrutturate in chiave museale la Sala del Regno, allestita nell’antico studio di Vittorio Emanuele II, e la Sala del Ricordo, ove spicca l’opera di Pascali. Nel piano nobile del palazzo principale, le sale del Bronzino, di Druso, degli Scrigni e la Prima Sala di Rappresentanza sono state restaurate, ritappezzate, ammodernate, e ospitano opere di Nunzio, Leoncillo, Stingel e Fontana. Alla Sala della Serra, inserita nel percorso di visita, il dispiegarsi di panni floreali sull’intonaco verde, intorno alla bifrontale di Consagra, restituisce la freschezza di un giardino d’inverno. Nella Galleria di Alessandro VII, il nuovo impianto di climatizzazione assicura la conservazione dei preziosi Neri di Burri. Tra la Cappella Paolina e la Sala dei Bussolanti, ambienti in cui si focalizza la narrazione al pubblico dell’epoca papale, è stato riaperto il varco affrescato che anticamente era un piccolo oratorio; nell’ardita Scala del Mascarino sono stati realizzati gli interventi propedeutici alla nuova illuminazione. Gli Appartamenti Imperiali, un nucleo di sedici stanze situato nel piano nobile del fabbricato detto Manica Lunga, destinato a ospitare eccezionalmente i Capi di Stato esteri, sono stati riqualificati con una serie di interventi: il consolidamento strutturale di otto solai, per consentire l’accesso ai gruppi di visitatori; il restauro degli arredi realizzati nel 1888 e nel 1893 per l’imperatore Guglielmo II di Germania e l’esposizione di alcuni abiti regali, che ricreano l’atmosfera del periodo post-unitario. Li completano vari oggetti di design insieme alle opere di Giannoni, Lazzari, Marotta e Rama. I volumi sommitali del Torrino del Quirinale, che non presentavano un assetto storico, sono stati ripensati nel loro insieme dando ampio spazio al design, per ospitare la sala da pranzo che gode della più bella vista di Roma: oggi accolgono nella loro eterea essenzialità presenze rarefatte di opere non figurative di Castellani, Ghitti e Guccione. Il piano nobile della Palazzina del Fuga mostra una completa revisione degli apparati decorativi, con l’inserimento dei dipinti di de Chirico, Frangi, Strazza e Ventrone, accanto a una serie di affreschi. Alcuni lavori hanno riguardato anche la Tenuta Presidenziale di Castelporziano: oltre al restauro della Coffee House e del teatro, vanno ricordati la riapertura al pubblico del Museo della Storia e della Natura e il parziale riallestimento del Castello con testimonianze sabaude e con le sculture di Cunéaz e Rivalta, che spiccano tra i trofei di caccia imbalsamati.

Quirinale contemporaneo è stato dunque un progetto articolato e significativo, che con un sensibile cambiamento di paradigma ha riportato il patrimonio architettonico e artistico della dotazione presidenziale nel gran flusso del tempo: oramai le sedi della Presidenza della Repubblica non sono più luoghi statici ma dinamici, mutevoli e condizionati dal trascorrere delle stagioni dell’arte. Il contemporaneo infonde al contesto nuove energie e ogni confronto tra opere di epoche diverse sembra risolto in un dialogo sereno tra iniziatori ed eredi di una stessa tradizione. Le immagini del presente volume danno un segno tangibile di questa profonda trasformazione: immagini iconiche, in cui il Quirinale, finalmente contemporaneo, riprende a raccontare le ispirazioni e i sentimenti della nazione e, citando Henri Focillon, «continua a generare i suoi miti».

Il Quirinale è un luogo di valori e memorie, di arte e bellezza, e il suo straordinario patrimonio reca la firma dei migliori artisti, che con il succedersi di trenta pontefici e quattro regnanti arricchirono nel tempo l’opera dei loro predecessori. Aggiungendosi a questa secolare stratificazione di magnificenza, l’arte contemporanea è giunta sul Colle per documentare anche il periodo repubblicano, dimostrando che l’Italia non vive unicamente nel riverbero della sua magnifica tradizione, ma, oggi come ieri, è una straordinaria fucina di creatività. Dal secondo dopoguerra, infatti, ha assistito all’avvicendarsi di vari movimenti artistici e all’affermarsi, anche sulla scena internazionale, di pittori e scultori di importanza riconosciuta. Attraverso le tre edizioni di Quirinale contemporaneo ne sono stati selezionati complessivamente 57. I loro 101 lavori offrono una compiuta, ma non esaustiva, rappresentazione dell’arte italiana degli anni della Repubblica che, come immaginato, potrà essere arricchita attraverso avvicendamenti, integrazioni e nuovi inserimenti.

La selezione è stata vincolata dall’indicazione di rivolgersi unicamente e direttamente agli artisti, o alle fondazioni e gli archivi che li rappresentano, e di acquisire le opere solo grazie al contributo pro bono dei partecipanti, tutti rigorosamente italiani. Da queste premesse, sono state seguite due linee di indirizzo: primo, garantire una completa rappresentanza regionale; secondo, illustrare le principali tendenze insieme con le figure di spicco del panorama culturale italiano, a partire dal secondo dopoguerra.

Nelle sedi della Presidenza della Repubblica, 160 anni dopo l’Unità d’Italia, sono esposte opere di autori provenienti da tutte le regioni, che rappresentano le correnti che hanno maggiormente influenzato la pratica artistica negli ultimi decenni. La Neometafisica, lo Spazialismo, l’Arte povera, l’Arte pop, la Transavanguardia e l’esperienza della Capitale che va dalla Scuola Romana a quella di Piazza del Popolo, fino alla Scuola di San Lorenzo. A costoro si aggiungono i protagonisti dei gruppi Forma, Origine, degli Otto, di Scicli, T, della rivista «Azimuth», del Movimento arte concreta, del Fronte nuovo delle arti e gli autori che, declinando ogni codice identitario, sono riconducibili all’iperrealismo, all’informale, all’arte concettuale, al minimalismo, all’arte ambientale, all’arte transmediale e partecipata. Le loro espressioni sono eterogenee: astratte e figurative, comprendono dipinti, quadri estroflessi, sculture, installazioni, mosaici, fotografie, telai, ricami. Va precisato che di alcuni, di cui non è stato possibile reperire opere d’arte, sono stati scelti oggetti di produzione industriale, dimostrando che la progressiva interazione tra i diversi campi della creatività ha portato a un’ibridizzazione di linguaggi, inficiando i sempre più labili confini tra arte e design.

La modalità di selezione delle opere è stata guidata da criteri ben precisi.

In primo luogo, è stata puntualmente condivisa con ciascun ente prestatore o donatore, la cui sentita e orgogliosa partecipazione è apparsa di momento in momento più emozionante. Occorre considerare che l’indisponibilità delle opere, in rari casi, è stata purtroppo dirimente; viceversa, alcuni artisti sono riusciti a creare lavori specifici per l’iniziativa. Ceroli, immergendosi nella storia di Castelporziano, ha contestualizzato la sua maestosa scultura equestre in un immenso tappeto di ciottoli e mattoni, all’interno un’antica cornice musiva romana, facendole eco. Sempre a Castelporziano, Pistoletto ha stretto un legame con il territorio, concependo un Terzo Paradiso fatto di essenze vegetali autoctone, come omaggio alla biodiversità. Isgrò, ispirato dall’istituzionalità del Palazzo del Quirinale, ha raccolto alcune riflessioni sulla storia e sull’attualità nella simbolica cancellazione delle leggi razziali. Listri ha fissato la bellezza altrimenti fugace del contesto, sublimandola in una condizione pressoché irreale di quiete silenziosa e luce perfetta. Papetti, celebrando la ricostruzione del ponte di Genova, ha voluto proiettare idealmente, con la città, l’Italia nel futuro.

In secondo luogo, la selezione è stata condizionata dall’istanza di tutela degli apparati decorativi delle sale, che ha suggerito di evitare allestimenti temporanei e prediligere opere scultoree, le quali si inseriscono più facilmente sia all’interno che all’esterno. Le sculture sono dunque numerose: nel Cortile d’onore brillano i bronzi di Consagra e Pomodoro, con i lavori di Messina e Rivalta; nei giardini le opere di Mirko, Sciola e Perilli; nel parco di Castelporziano, oltre alle citate installazioni, sono esposte le grandi ceramiche di Marotta e Caruso. Nei saloni di rappresentanza del Quirinale sono disseminate, sui marmi delle consolle, le ceramiche di Cerone e Leoncillo, due bronzi di Marini, i lavori di Fabro e Melotti, la terra cruda di Merz; mentre risaltano le imponenti sculture di Ceroli e de Chirico, quelle più slanciate di Marotta e Nunzio, l’esile ‘farfalla’ di Fontana. Negli interni, l’esperienza maturata sin dalla prima edizione ha avvalorato l’idea che le opere contemporanee possano essere valorizzate anche al di fuori di ambienti neutri o spazi bianchi, perfino in un involucro architettonico prezioso, senza bisogno di fare tabula rasa o di un allestimento estraniante. Lo dimostra lo stagliarsi deciso dell’Achrome di Manzoni sullo stucco antico, della tela di Guttuso e delle superfici di Castellani sul tessuto damascato, dell’olio di De Maria sull’austera boiserie. Lo provano le ingannevoli prospettive di Dorazio e Stingel, che attirano nel loro punto di fuga lo sguardo da lontano, i quadri di Afro e Rotella, che nelle sale assurgono involontariamente al ruolo di protagoniste, il telaio di Lai e il ricamo di Boetti che, invece, svelano nel dettaglio ogni peculiarità. Lo confermano le coppie di dipinti di Fioroni, Novelli e Scheggi, insieme ai dittici di Vedova, Giannoni e Frangi che, affiancandosi o fronteggiandosi, giocano con le simmetrie degli interni. Va precisato, infine, che per far convivere opere d’arte di epoche diverse, mantenendo l’equilibrio tra antico e nuovo, a ciascuno è stato riservato uno spazio, evitando di porre nello stesso ambiente più autori. Con rare eccezioni, come la Sala della Musica, che comprensibilmente espone insieme Accardi e Sanfilippo.

In terzo luogo, la scelta è stata guidata dall’idea di innovare nel solco della tradizione che, secondo l’aforisma attribuito a Gustav Mahler, «non è adorare la cenere, ma custodire il fuoco». Per non turbare la meravigliosa armonia dell’insieme ma valorizzarla anche attraverso un italianissimo gioco di rimandi estetici e tematici, rifiutando al contempo ogni mero citazionismo, sono state favorite le opere più adatte a innestarsi in una continuità narrativa, concettuale o formale con il contesto. Considerato che l’arte è da sempre un carattere distintivo del nostro Paese, in Italia appare imprescindibile conservare un rapporto con la tradizione creativa, rivendicando proprio nella globalizzazione una forte identità culturale, piuttosto che negarne le radici; superando, in questo modo, anche l’atteggiamento ideologico dell’avanguardia più datata che tendeva ad emarginare le esperienze passate. Molte opere acquisite appaiono, dunque, emblematiche di questo sostanziale rapporto con la tradizione creativa e, nel rintracciare forme di rigenerazione valide per il presente, donano al Quirinale una nuova dimensione percettiva: le nature morte caravaggesche di Ventrone, i calchi in gesso di Paolini, la superficie specchiante di Pistoletto, il cardinale di Manzù, l’oro bizantino di Burri e la materia oleosa argentea della Venezia di Fontana.

In occasione della Festa della Repubblica, nel 2019 il design è salito al Colle per la prima volta, trovando fissa dimora nelle sale di rappresentanza e negli uffici, nelle cappelle e nei giardini; a poco a poco è entrato nella Tenuta Presidenziale di Castelporziano e ha simbolicamente conquistato la scogliera di Villa Rosebery. Sistemate con discrezione negli spazi interni ed esterni, 102 opere hanno contribuito sensibilmente al processo di rinnovamento delle sedi della Presidenza della Repubblica.

La scelta di introdurre il design insieme all’arte contemporanea, innovativa anche dal punto di vista museografico, si è rivelata fondamentale per due ragioni. Primo, perché il design può essere osservato come una forma d’arte concettuale e democratica che rappresenta in modo esemplare gli anni della Repubblica. Occorre infatti ricordare che, nonostante le radici umanistiche della classicità, le anticipazioni quasi profetiche di artisti visionari come Leonardo o di marchi di fabbrica ante litteram come Della Robbia, la serializzazione meccanica del futurismo e l’antesignana voce di Gio Ponti, è stato negli anni della Repubblica che il disegno industriale si è strutturato come disciplina: questo leggero ritardo ha consentito la sopravvivenza dell’artigianato, una delle chiavi del successo del made in Italy. Un successo dovuto anche al felice incontro di progettisti e produttori, che ha portato le aziende a investire nella creatività, consentendo alle scuole e alle università, considerate oggi tra le migliori nel mondo, di formare i giovani e valorizzarne il talento. Così il design ha tradotto gli stimoli provenienti dalla globalizzazione, dalla competizione sui mercati e dall’innovazione tecnologica in una forma d’arte che sviluppa la cultura del progetto, mantenendo l’equilibrio tra componenti artistiche e tecniche, e delega l’esecuzione materiale dell’opera, o meglio, la ingegnerizza, per renderla più economica e diffusa. Per questo, in Italia il design è diventato un fenomeno rilevante e i suoi prodotti descrivono accuratamente la cultura materiale degli ultimi anni. Secondo, perché il design ha mutato la percezione delle sedi presidenziali, portando con sé le logiche dell’abitare contemporaneo. Attraverso l’arredamento ognuno si appropria dei luoghi e impara a riconoscerli, gli oggetti esposti aiutano i visitatori, i cittadini che le conoscono attraverso i media e chi ci lavora, a sentire le sedi presidenziali più vicine alla vita individuale e all’immaginario collettivo del Paese.

La selezione degli autori intende illustrare la storia del design, a partire dai pionieri del disegno industriale, presentando 76 suoi protagonisti: valenti architetti, artisti poliedrici, esponenti di gruppi radicali e d’avanguardia, interpreti del gusto e della moda, imprenditori della creatività e nuovi talenti.

La selezione delle opere è stata effettuata solo tra quelle ancora in produzione e realizzate da aziende italiane, con precisi criteri.

In primo luogo, è ricaduta su lavori volti a migliorare la funzionalità degli ambienti, per renderli più confortevoli, accoglienti e meglio illuminati. Diversi tavolini, che mancavano, impreziosiscono i salotti: le basi scultoree di Bellini e Mollino, le sagome fitomorfe di Mangiarotti, zoomorfe di Albini, minimaliste di Cappellini e Citterio, le composizioni variabili di Foggini e Parisio. Con disinvoltura, le opere di Laviani, Magistretti e Portoghesi, sostituiscono i polverosi table habillé, i pannelli di Dorfles ottimizzano l’acustica del teatrino del castello. Le sedute dei coniugi Vignelli, di Asnago, Lazzeroni e Rizzatto, soddisfano alcune esigenze del cerimoniale, quelle di Boeri, Degara e Rota adornano le Coffee House. La presenza del design risulta più consistente sul Torrino del Quirinale, in cui l’arredo pareva datato e in alcune sue componenti logorato, e nelle sale dedicate all’accoglienza dei visitatori, allestite con opere di Frattini, Lissoni, Mari, Meda, Sottsass, Superstudio e Vigo. Mantenendo il vorticoso dinamismo della scala, i divani argentei di Binfaré accolgono nelle rarefatte atmosfere del Torrino, davanti alle opere di Joe Colombo e Parisi; il Belvedere inferiore rende omaggio al genio di Ponti, mentre più in alto, la sala da pranzo è vestita da Armani con tonalità soffuse che lasciano intravedere un’elegante filigrana di grottesche. La luce, fenomeno fisico e archetipo simbolico, è un tema cardine del progetto e migliorarla è stata una sfida interessante: soprattutto nella Scala del Mascarino, dove Guzzini accentua la meraviglia del Barocco, nella Cappella dell’Annunziata, in cui Nanni accende gli affreschi con un misterioso bagliore, e nella Cappellina di Castelporziano, dove Piero Castiglioni sottolinea la sacralità dello spazio. Le applique di Ercole Barovier, Carlo Colombo, Gardella e Zuccheri, donano alla luce i riflessi iridescenti del vetro muranese; sulle volte affrescate, le piantane di Lelii, Gismondi, Groppi e Rava, quelle con diffusore a calice di Chiesa e Raggi, creano uno spettacolare effetto chiaroscurale. Le intramontabili lampade da tavolo di Aulenti, Tobia Scarpa e Zanuso, rivendicano la propria autonomia nei saloni di ricevimento, mentre i piani di lavoro del Presidente e del Segretario generale sono illuminati dalle lampade dei fratelli Castiglioni, De Lucchi e Fassina, Groppi e Calabrese, Magistretti.

In secondo luogo, la scelta è ricaduta su manufatti volti a valorizzare con coerenza identitaria le risorse materiali e immateriali del contesto, privilegiando la dimensione evocativa che trascende la funzionalità. Appare dunque naturale l’assonanza che si configura, negli Appartamenti Imperiali, tra le lanterne di Munari e i decori giapponesi, tra la pigna di Navone e il motivo a rombi del broccato, tra gli ori di Angelo Barovier e di Tulczinsky e le cornici degli arazzi di Beauvais; e a Castelporziano, tra i tripodi di Caccia Dominioni e le rovine romane, le sedute di Navone e le sterminate sugherete, i sistemi di Trimarchi e l’inesprimibile quiete dei boschi. Va rilevato, inoltre, che instaurando un rispettoso dialogo con gli interni barocchi, neoclassici o sabaudi, il design valorizza i beni della dotazione presidenziale: le ferree geometrie di Fornasetti attualizzano i capolavori di ebanisteria di Piffetti e Maggiolini, le poltrone senza tempo di Mendini, Pesce e BBPR si mimetizzano, stemperando lo splendore delle dorature. In un gioco senza sosta di rimandi, gli oggetti di Novembre ricordano la bellezza dell’architettura italiana, laddove le murrine di Carlo Scarpa e le trame seriche di Dordoni richiamano quella dell’arte. Per celebrare la storia e i 160 anni dell’Unità d’Italia, il vaso di Bianconi e Venini, la quinta di Morales e le lampade di Martinelli, indossano una patriottica uniforme tricolore.

In terzo luogo, nella scelta dei singoli oggetti ha pesato l’intento di coinvolgere più aziende, nonostante la crescente concentrazione del settore. È stata considerata, quindi, anche quella declinazione del design più sensibile alla vocazione artigianale e allo sviluppo di saperi legati a tradizioni locali, all’arte e alla moda, per riscoprire la vivacità del rapporto antico-nuovo anche nelle venature del legno massello di Rossi e Sottsass, nei riflessi dell’ottone di Branzi e dell’argento di Devecchi, nelle pelli plissettate di Thun e intrecciate di Ulrich, nel midollino annodato di Helg.

Inserite nell’architettura delle sedi presidenziali con lo scopo di rappresentare il connubio tra estro e innovazione dell’Italia repubblicana, queste opere ricostituiscono la continuità evolutiva nell’arredamento, dimostrando che spesso tra i manufatti del passato e quelli odierni non c’è soluzione di continuità.

Innovando nel solco della tradizione, leitmotiv di Quirinale contemporaneo, il fronteggiarsi di oggetti antichi e nuovi restituisce ai luoghi, che prima manifestavano un’identità museale più distaccata, un’immagine familiare e attuale.

Foto terza edizione

La seconda edizione

Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica - Prefazione del Volume Quirinale contemporaneo 2020

Il progetto ‘Quirinale contemporaneo’ nasce nel giugno 2019, con lo scopo di inserire l’arte e il design contemporanei, straordinaria espressione della vitalità creativa italiana durante gli anni della Repubblica, nel contesto più tradizionale delle sedi presidenziali.

Sin dal principio si è trattato di un progetto aperto a nuove acquisizioni, in continuo divenire, come dimostrano le ulteriori 71 accessioni del 2020 illustrate nelle pagine che seguono. Ringrazio quanti hanno voluto aderire all’iniziativa, rendendosi in questo modo partecipi della rappresentazione di una parte rilevante del nostro più recente percorso artistico.

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Ciò appare tanto più significativo in un anno in cui l’emergenza epidemiologica costringe l’intero Paese ad affrontare sfide drammatiche di non comune complessità.

È infatti sembrato importante proseguire nella valorizzazione dei talenti e delle eccellenze nazionali, sostenendo l’immagine del migliore estro italiano e rafforzando la consapevolezza del valore della nostra storia, nella quale passato e presente convivono senza flessioni e innervano il senso condiviso della nostra identità.

Del resto, è proprio nei momenti più aspri e difficili che il bisogno dell’arte e della cultura si fa più avvertito, per la loro capacità di generare energie fondamentali per il nostro vivere individuale e collettivo.

Grazie a questo splendido catalogo e alla possibilità di visitare - per il momento solo virtualmente - l’esposizione attraverso il sito istituzionale, sarà possibile per il pubblico interessato entrare in contatto con un progetto così articolato e significativo, che connota ancora una volta il Quirinale come Casa di tutti gli italiani.

Sono fiducioso che, tenendo a mente le nostre radici e tra queste il genio artistico italiano, ammirato in ogni parte del mondo, potremo contribuire, tutti insieme, a dare ulteriore slancio e solidità al futuro del Paese.


Renata Cristina Mazzantini - Dal volume Quirinale contemporaneo 2020

Nato come un progetto in fieri, Quirinale contemporaneo presenta la sua seconda fase, animata dagli stessi principi della prima e attenta ai profili di tutela che la storia dei luoghi richiede. Il progetto propone l’esposizione di 71 nuovi lavori: 38 opere d’arte concesse gratuitamente dagli artisti, dagli eredi o dalle fondazioni che li rappresentano, e 33 oggetti di design donati dalle aziende che li realizzano. Incoraggiata dall’ampio consenso riscosso, questa seconda fase ha inteso perseguire ulteriori obiettivi. Innanzitutto si è colta l’occasione per avviare il recupero di alcune aree del Palazzo in precedenza alterate e per ripensare alcuni interni nel loro insieme; in secondo luogo, è stata promossa la creazione di lavori specifici, ovvero di opere d’arte e di design realizzate appositamente per l’iniziativa.

Nella prospettiva di non sottrarre ma aggiungere, il prudente aggiornamento che aveva già interessato diversi ambienti del Palazzo del Quirinale ha coinvolto altri spazi e anche la Tenuta Presidenziale di Castelporziano. Lasciando inalterate le sale di rappresentanza che conservano apparati decorativi organici e originali, l’intervento ha coinvolto soprattutto le aree da riqualificare, ovvero gli Appartamenti Imperiali, il Torrino e l’appartamento di Scipione Borghese, e ha riguardato anche la Scala del Mascarino e l’Ingresso d’Onore, alcune sale del piano nobile e gli esterni. Nove delle sedici stanze del fabbricato della Manica Lunga nate per ospitare i Capi di Stato esteri – dette Appartamenti Imperiali in quanto destinate ad accogliere l’imperatore di Germania Guglielmo II in visita a Roma nel 1888 e nel 1893 – sono state riallestite collocandovi dipinti e arredi originali restaurati ad hoc, inserendo quadri di Enrico Castellani e Massimo Giannoni e oggetti di design di Angelo Barovier, BBPR, Roberto Lazzeroni, Bruno Munari, Paola Navone e Tulczinsky, che le rendono più luminose e confortevoli. Tali stanze saranno aperte al pubblico e inserite nell’itinerario espositivo.

I locali già facenti parte dell’appartamento del cardinal Borghese sono stati dedicati alla proiezione dei filmati didattici che introducono la visita a Palazzo e accolgono, accanto alle opere di Ettore Sottsass e Gillo Dorfles, il modello ligneo del Quirinale. L’Ingresso d’Onore, con i vestiboli e le sale adiacenti, mostreranno i lavori di Bertozzi & Casoni, Grazia Varisco ed Emilio Vedova con le lampade di Pietro Chiesa e la cassettiera di Ettore Sottsass. La sequenza di involucri architettonici, che dalla Scala del Mascarino si snoda sino al Belvedere Superiore del Torrino, è stata riarredata all’insegna della leggerezza. Questi volumi sommitali, anticamente culminanti in un’altana, sono come sospesi e godono di un panorama meraviglioso. Oggi accolgono nella loro eterea essenzialità presenze rarefatte di arredi di design e di opere non figurative, che evitano il confronto con le superbe vedute di Roma. Nelle profondità del cielo si immergono i lavori di Enrico Castellani, Franca Ghitti e Piero Guccione, circondati dalla sobria eleganza dei tessuti di Giorgio Armani, dalle rigide geometrie di Joe Colombo, dalle forme scultoree di Francesco Binfaré, dalle luci cristalline di Ercole Barovier e dalle sedute di Roberto Lazzeroni. In altre sale, che non sono state oggetto di una rivisitazione generale dell’architettura d’interni, e negli esterni, ulteriori opere d’arte e di design sono poste in armonia con il contesto, come illustrato nel dettaglio nelle pagine seguenti. Si tratta di inserimenti spesso puntuali, significativi e talvolta polarizzanti.

Quirinale contemporaneo 2020 ha interessato anche la Tenuta Presidenziale di Castelporziano, con le opere di Mario Ceroli, Massimo Listri, Davide Rivalta e Michelangelo Pistoletto, e con gli oggetti di design di Gillo Dorfles, Paola Navone e Mario Trimarchi. Le due edizioni di Quirinale contemporaneo offrono una significativa rappresentazione dei movimenti artistici che hanno animato la vita culturale italiana dalla nascita della Repubblica ai nostri giorni: addentrandosi nel Palazzo, si avverte ora che la presenza del contemporaneo non riveste più carattere fortuito, ma è parte integrante e stabile dell’immagine e della realtà dei luoghi.

Al Quirinale passato e presente non smettono mai di riconfigurarsi: è un luogo di valori e di memorie, dove la storia non volta pagina e ogni giorno si anima per parlare al futuro. Il suo straordinario patrimonio reca la firma dei migliori architetti e artisti del tempo, che con l’avvicendarsi di pontefici e regnanti integrarono l’opera dei loro predecessori. Aggiungendosi a questa secolare stratificazione di magnificenza, nel 2019 l’arte contemporanea è finalmente giunta sul Colle per documentare il periodo repubblicano. Senza sovrapposizioni arbitrarie né contaminazioni, si è innestata in una continuità narrativa, concettuale e formale con il contesto. L’esperienza di Quirinale contemporaneo ha avvalorato l’idea che l’arte attuale possa serenamente confrontarsi con la storia e che le opere contemporanee possano essere valorizzate anche al di fuori di ambienti neutri o spazi bianchi, perfino in un involucro architettonico prezioso e senza il bisogno di fare tabula rasa o di un allestimento estraniante. Non solo ogni confronto si è risolto in un dialogo sereno tra artisti iniziatori ed eredi della stessa tradizione, ma il patrimonio artistico del Quirinale sembra rinvigorito dalla visione e dall’energia dei contemporanei, che a loro volta hanno guardato al passato con profondo rispetto. Arricchendosi di 75 nuove opere, questo patrimonio è rientrato nel gran flusso del tempo: non è più statico ma dinamico, mutevole e condizionato dal trascorrere delle stagioni dell’arte, quindi testimone di una particolare continuità culturale attraverso un suggestivo gioco di rimandi.

La selezione del 2020 conta 38 opere d’arte, che si aggiungono alle 37 già acquisite, realizzate da 22 artisti, tre dei quali presenti anche nella prima fase. La scelta è proseguita nell’intento di illustrare le correnti più significative del panorama culturale italiano a partire dal secondo dopoguerra. Ci sono esponenti del gruppo Forma, del Movimento arte concreta, del Fronte nuovo delle arti, del gruppo degli Otto, del gruppo T, dell’arte povera, della pop art, del gruppo di Scicli; ma anche artisti aderenti alle neoavanguardie o riconducibili all’iperrealismo, all’informale, all’arte concettuale, all’arte ottica e cinetica, al minimalismo e all’arte ambientale. Le opere sono eterogenee, astratte o figurative, e comprendono dipinti, quadri estroflessi, sculture e installazioni. Nel rispetto della preesistenza, secondo i criteri già definiti, a ciascun artista è stata riservata una sala. Il coinvolgimento nel progetto della Tenuta Presidenziale di Castelporziano, inoltre, ha permesso l’acquisizione di lavori monumentali e la realizzazione di opere d’arte ambientale. Tre artisti hanno voluto creare opere specifiche per l’iniziativa. Mario Ceroli, immergendosi nella storia di Castelporziano, ha contestualizzato la sua maestosa scultura equestre disegnando e costruendo un immenso tappeto di ciottoli e mattoni, che riempie l’antica cornice musiva romana, facendole eco. Sempre nella Tenuta Presidenziale di Castelporziano, Michelangelo Pistoletto ha stretto un profondo legame con la natura del territorio, concependo un Terzo Paradiso fatto di essenze vegetali autoctone. Emilio Isgrò, ispirato dall’istituzionalità del Palazzo del Quirinale, ha avviato precise riflessioni sulla storia e sull’attualità che lo hanno spinto a offrire alla Presidenza della Repubblica un lavoro intensamente simbolico: la cancellazione delle leggi razziali. Negli spazi esterni del Quirinale sono stati collocati un secondo Leone di Davide Rivalta e tre Semi della Pace di Pinuccio Sciola; al piano nobile, le opere di Giulio Paolini e Michelangelo Pistoletto, emblematiche del sostanziale rapporto con la tradizione, e le sculture di Leoncillo Leonardi e Marisa Merz; nelle Sale Rosse, i dipinti di Gastone Novelli e di Guido Strazza. Attraversando l’ala occidentale del Palazzo, dalla sala del Balcone fino a quella di Ercole, si possono ammirare in una mirabile sequenza espositiva i lavori di Piero Manzoni, Mario Ceroli, Alberto Burri, Emilio Isgrò e Piero Dorazio, che nelle sale assurgono involontariamente al ruolo di protagonisti. La colonna di Guido Strazza e le nature morte di Luciano Ventrone vivacizzano la Palazzina del Fuga, mentre a Castelporziano si trovano anche la foto di Massimo Listri, che campeggia nel Museo Archeologico, e il Cavallo in alluminio di Davide Rivalta, che spicca tra i trofei di caccia imbalsamati.

Lo scorso anno, in occasione della festa del 2 giugno, 33 oggetti di design sono saliti al Colle, per trovarvi una fissa dimora. Sistemati con discrezione in molti ambienti, per renderli più confortevoli, migliorarne l’illuminazione o completarne l’arredo, questi oggetti, mobili e lampade, hanno innescato un processo di trasformazione della sede della Presidenza della Repubblica. Introducendovi le logiche dell’abitare contemporaneo, gli oggetti di design hanno allontanato il Palazzo del Quirinale dalla tradizionale idea di museo, restituendo un’immagine sempre più vicina a quella di Casa degli italiani. Questa graduale ma continua mutazione fa parte di una dinamica intrinsecamente storica dell’architettura, che non svaluta il carattere auratico del luogo, ma tende a sottolinearlo. Il valore delle testimonianze della creatività e della produttività dell’Italia del periodo repubblicano ha dunque rafforzato l’aura istituzionale del Palazzo stringendo il legame con la storia più recente e con la cittadinanza: questo legame è una priorità, anche nella valorizzazione museale. Parallelamente, ha avvicinato il Palazzo alla vita individuale, alla realtà comune e all’immaginario collettivo del Paese. Attraverso l’arredamento ognuno si appropria dei luoghi e impara a riconoscerli: per questo, con gli oggetti di design, il Quirinale appare ai visitatori, a coloro che lo conoscono attraverso i media e persino a chi ci lavora, più democratico e familiare. L’avvio del progetto ha confermato che entrando in risonanza con il contesto, il design valorizza anche i capolavori di ebanisteria, gli straordinari orologi o le grandi ceramiche cinesi che adornano il Palazzo: il patrimonio artistico del Quirinale, che prima manifestava un’identità distaccata, gode oggi di una nuova dimensione percettiva, che lo attualizza grazie al ripristino di una continuità evolutiva nell’arredamento. Un palazzo, come una casa, è affascinante se ogni generazione vi aggiunge qualcosa di nuovo e se questo qualcosa sarà degno, un giorno, di diventare antico.

La selezione delle nuove 33 opere di design ha rigorosamente adottato i criteri già definiti in passato. Sono stati scelti solo oggetti realizzati da aziende italiane, ancora in produzione, con l’intento di presentare le figure italiane di spicco nella storia del design, che hanno reso il made in Italy famoso nel mondo. A partire dai pionieri del disegno industriale, la selezione ha raccolto altri 20 protagonisti, tra valenti architetti, esponenti di gruppi radicali o movimenti d’avanguardia, teorici del design e del gusto, imprenditori della creatività e nuovi talenti. Sommandosi ai 32 scelti in precedenza, costoro rendono più indicativa la selezione in fieri dei designer. È stata considerata anche quella declinazione del design più sensibile alla vocazione artigianale e allo sviluppo di saperi legati a tradizioni locali, al mondo dell’arte e a quello della moda, per riscoprire la vivacità del rapporto antico-nuovo nel vetro artistico muranese, nel legno massello scolpito e modellato, nelle pelli piegate e plissettate come nei tappeti annodati manualmente. Occorre sottolineare che ciascuna delle 33 opere non è semplicemente esposta, ma è stata scelta per integrare armoniosamente l’arredo o migliorare la funzionalità delle sale: parecchie lampade a basso consumo, ad esempio, hanno sostituito apparecchi obsoleti o integrato la luce esistente.

Due opere di design sono state realizzate appositamente per il progetto: Giorgio Armani ha dilatato il tappeto Croquis per adattarlo alla grande sala del Belvedere Superiore sul Torrino del Quirinale, mentre Adolfo Guzzini ha studiato un’illuminazione che valorizza la Scala del Mascarino. Oltre a quelle disposte negli Appartamenti Imperiali e nel Torrino, vanno ricordate le opere di Umberto Asnago, Rodolfo Dordoni e Matteo Thun, che hanno reso più funzionali lo Studio del Presidente e quello del Segretario generale; il tavolo di Paolo Portoghesi, che troneggia nella Sala della Musica, e la panca Brera di Guglielmo Ulrich, allineata con il colonnato della Loggia d’Onore.

Foto seconda edizione

La prima edizione

“Quirinale contemporaneo”: dal 2 giugno 2019, Festa della Repubblica, opere d’arte, arredi e oggetti di design entrano nella Casa degli Italiani.

Il patrimonio artistico del Quirinale si arricchisce e si aggiorna così con un significativo innesto di arte contemporanea italiana. 36 opere dei più importanti artisti e 32 oggetti, concepiti da designer italiani e prodotti da aziende italiane, hanno trovato collocazione stabile nei cortili, nei saloni e nei giardini del Palazzo che ospita la Presidenza della Repubblica.

Lavori che rappresentano l’eccellenza italiana in campo artistico e progettuale: opere di pittura, scultura rigorosamente Made in Italy concesse da artisti e da Fondazioni e oggetti di design italiano donati dalle aziende che li producono.


Renata Cristina Mazzantini - Dal volume Quirinale contemporaneo 2019

Il processo creativo nel nostro Paese non si è mai fermato e proprio negli anni della Repubblica sono state realizzate opere fondamentali. Per riannodare il rapporto con l’arte e avviare una nuova fase della storia del Palazzo, più dinamica e aperta all’innovazione, è iniziata una revisione progettuale dell’arredamento degli interni e dei giardini del Quirinale. Un’operazione attenta ai profili di tutela che la storia dei luoghi impone, impegnata a mantenere l’identità del Palazzo, senza intaccarne l’immagine istituzionale e senza depauperare i valori dell’autenticità e della memoria qui custoditi.

In occasione della Festa della Repubblica è stato presentato il primo prudente aggiornamento di alcuni ambienti del piano nobile, della Palazzina del Fuga e del Torrino, nonché delle sale di accoglienza per il pubblico e degli spazi esterni, che hanno accolto opere d’arte e di design realizzate dal secondo dopoguerra a oggi. Questo volume illustra, quindi, le settanta opere selezionate: trentasette opere d’arte concesse dagli artisti o dalle relative fondazioni e trentatré oggetti di design rigorosamente in produzione, donati dalle aziende che li realizzano.

Questa nuova presentazione dei luoghi è stata studiata con l’obiettivo di rispettarne la storia e minimizzare l’impatto sulla preesistenza. Dal progetto sono state escluse, quindi, le sale che conservano apparati decorativi organici e originali, risalenti soprattutto all’epoca sabauda. Il progetto si è concentrato sugli ambienti che hanno subito maggiori mutamenti, per proseguire nella stratificazione secolare che ha arricchito il patrimonio artistico del Palazzo. Così, senza bisogno di un apposito allestimento, ogni opera è stata collocata nell’ambiente che è parso più adatto ad accoglierla, armonizzandosi con il contesto e mostrando una sorprendente ma sostanziale continuità culturale tra antico e contemporaneo.

Si è cercato di evitare eccessivi contrasti e ogni possibile confronto tra opere di epoche diverse sembra risolto in un dialogo sereno tra iniziatori ed eredi di una stessa tradizione. Così l’oro della Cappella Paolina si misura con quello del Grande Cardinale seduto di Manzù, e il mobile di Maggiolini si accosta a quelli di Ponti-Fornasetti e di Aldo Rossi.

Questo dialogo, mentre valorizza il passato, rende tutto il Palazzo più ‘contemporaneo’.

Negli anni della Repubblica, l’Italia ha visto avvicendarsi diverse correnti artistiche e l’emergere di pittori e scultori di riconosciuta importanza. Sarebbero molti i maestri da ricordare e in questa fase iniziale ne sono stati selezionati ventuno. Essendo Quirinale Contemporaneo un progetto in fieri, la selezione presentata in questo volume sarà annualmente arricchita.

Oltre al rispetto dei luoghi, che ha suggerito di prediligere le opere scultoree che non necessitino di pareti espositive e si inseriscano più facilmente negli apparati decorativi delle sale e negli spazi esterni, due sono i criteri che hanno guidato questa prima scelta.

Il primo: illustrare le correnti più significative del panorama culturale italiano a partire dall’immediato secondo dopoguerra, che al Quirinale non erano finora rappresentate. Sono presenti la neometafisica, il Gruppo Forma, il Gruppo Origine, il Gruppo degli Otto, l’arte povera, la Scuola di Piazza del Popolo, lo spazialismo, l’astrattismo fino all’arte transmediale e partecipata. Sono stati scelti artisti conosciuti anche dal grande pubblico: i loro nomi sono noti a tutti, anche quelli degli artisti più giovani, che esponendo prevalentemente nei luoghi pubblici sono forse più facilmente visibili.

Il secondo: rivolgersi direttamente agli artisti, per acquisire lavori non esposti nei musei e per valorizzare l’impegno profuso dalle fondazioni nel conservare le opere e diffondere l’eredità culturale a loro affidata.

L’intento di rispettare il contesto ha guidato anche la scelta delle trentasette opere. I dipinti, le sculture, le fotografie, i telai e i ricami presentati mostrano una valenza estetica immediata. Al di fuori di ogni provocazione o polemica, vorrebbero instaurare, come è stato detto, un dialogo sereno con il contesto storico e istituzionale che le accoglie. L’astrazione convive con la figurazione, il moderno con l’antico, creando un suggestivo gioco di rimandi estetici o tematici. Tra i più sorprendenti, il Concetto spaziale, Venice Moon sotto gli affreschi di Agostino Tassi o la Sopraffazione con le tonalità delle Fabbriche di Paolo V.

La scelta delle opere è stata puntualmente condivisa con ciascun ente prestatore, nel tentativo di rappresentare al meglio ogni autore e di valorizzarne l’opera nell’ambiente in cui è stata collocata. Fondazioni e artisti hanno partecipato con entusiasmo al progetto, che si è concretizzato grazie alla loro fondamentale e generosa collaborazione.

Gli oggetti di uso quotidiano posseggono un’impareggiabile forza narrativa. Lo insegna l’archeologia, che attraverso lo studio dei frammenti riesce a raccontare le civiltà scomparse, ricostruendone la vita nei minimi particolari.

La capacità narrativa degli oggetti domestici è aumentata progressivamente dopo la rivoluzione industriale, che a poco a poco ha trasformato le creazioni artigianali in oggetti di design. Il design ha ricucito la spaccatura tra le arti maggiori, ovvero architettura, pittura e scultura, e le arti applicate, teorizzata nel Rinascimento. In questo modo ha ristabilito l’unicità del processo progettuale, ritrovando un giusto equilibrio tra componenti artistiche e tecniche e sviluppando una nuova cultura del progetto. Una cultura che, nonostante le radici umanistiche della classicità, le anticipazioni quasi profetiche di artisti visionari come Leonardo da Vinci o di marchi di fabbrica ante litteram come Della Robbia, la serializzazione meccanica del futurismo e la voce di Gio Ponti, si è affermata in Italia più tardi che altrove. E che deve la sua fortuna proprio a questo leggero ritardo e alla sopravvivenza dell’artigianato.

È stato solo negli anni della Repubblica, infatti, che il disegno industriale si è strutturato come disciplina, raccogliendo contributi dal mondo accademico e dal contesto economico. Via via ha esteso la propria influenza a tante sfere della vita umana, dando forma al mondo che conosciamo, diventando uno dei motori del successo del made in Italy e un ambasciatore della nostra qualità della vita. La crescita dell’Italian Design, che ha contribuito a evolvere le logiche dell’abitare contemporaneo, si deve al felice incontro di progettisti e produttori, che ha portato le aziende a investire in ricerca e creatività, consentendo alle scuole e alle università, che oggi sono considerate tra le migliori nel mondo, di formare i giovani e scoprirne il talento. Questo incontro ha tradotto gli stimoli provenienti dalla globalizzazione, dalla competizione sui mercati e dall’innovazione tecnologica in una forma di arte che delega l’esecuzione materiale dell’opera, o meglio, la ingegnerizza, per renderla più economica e diffusa. L’opera di design, quindi, esprime sia la ricerca della bellezza sia la capacità produttiva profondamente radicate nella storia del nostro Paese.

Per queste ragioni, in Italia il design è percepito come un fenomeno artistico rilevante. E se l’arte è lo specchio del proprio tempo, il design può essere osservato come una forma d’arte che rappresenta in modo esemplare gli anni della Repubblica.

Ciascuno dei trentatré oggetti di design accolti nelle sale del Quirinale può essere visto quindi come un’opera d’arte seriale, che rivendica una forte autonomia rispetto all’architettura che la ospita ma che allo stesso tempo la valorizza, migliorandone la funzionalità e rendendola più confortevole. Come per le opere d’arte, la selezione degli arredi e delle lampade ha cercato di rappresentare, attraverso i loro esponenti, i principali movimenti che hanno segnato la storia del design. La scelta è stata compiuta cercando di coinvolgere più aziende, nonostante la polarizzazione che ha caratterizzato il settore negli ultimi anni, e assecondando la coscienza ambientale, che predilige prodotti ecosostenibili.

Foto prima edizione

Presentazione alla stampa del progetto

Intervento del Presidente Mattarella all'inaugurazione