Descrizione dell'opera
Tagliare Nanda Vigo in due parti – da un lato l’artista, dall’altro il designer – è quasi impossibile: negli anni Sessanta, una tale scissione era vietata dall’eredità delle avanguardie storiche. A quell’epoca, l’atteggiamento neorinascimentale era diffuso, e non è un mistero che anche Mari e Munari si considerassero artisti senza ulteriori specificazioni. Di quel paesaggio culturale colorito e fiorito, Nanda fu certamente il fiore più attraente; ora la sua immagine finalmente riemerge, scomposta dal vento di una rivoluzione di forme e di stili che a quel tempo appariva ancora possibile. (Emilio Isgrò)
L'artista
Nanda Vigo
(Milano 1936 - 2020)
Sviluppa l’interesse per l’arte in giovane età, in compagnia di de Pisis, amico di famiglia, e osservando le architetture di Terragni. Dopo la laurea all’Institut Polytechnique di Losanna e uno stage a San Francisco, nel 1959 apre uno studio a Milano. Il tema della sua ricerca, che spazia dall’arte al design, dall’architettura all’ambiente, è il rapporto tra luce e spazio. Espone in tutta Europa, e in Germania, Olanda e Francia conosce gli artisti del gruppo Zero. Progetta la Zero House a Milano, terminata nel 1962.
Leggi tuttoTra 1964 e 1966 partecipa a varie esposizioni del gruppo, tra cui Nul 65 allo Stedelijk Museum di Amsterdam e Zero: An Exhibition of European Experimental Art alla Gallery of Modern Art di Washington. Nel 1965 cura Zero Avantgarde, nello studio di Fontana a Milano. Insieme a Gio Ponti, tra 1965 e 1968, crea la Casa sotto la foglia a Malo. Nel 1971 la sua lampada Golden Gate è premiata con il New York Award for Industrial Design; nello stesso anno realizza il progetto per la Casa Museo Remo Brindisi a Lido di Spina. Nel 1976 vince il primo premio Saint-Gobain per il design del vetro. Nel 1982 partecipa alla XL Biennale di Venezia. Nel 1997 cura l’allestimento della mostra Piero Manzoni. Milano et mitologia a Palazzo Reale di Milano. Sue opere sono al Museo del Design della Triennale di Milano, nella collezione del ministero degli Affari esteri di Roma, al Guggenheim di New York e al Martin-Gropius-Bau di Berlino.
© Credits: Massimo Listri