Genova, il ponte sulla città
Alessandro Papetti
Descrizione dell'opera
Il rapporto con la città è uno dei nodi centrali della poetica di Papetti che, pur restando saldamente ancorato alla figurazione, non dipinge tanto un luogo fisico, quanto uno spazio-tempo interiore, in cui la velocità, che si percepisce come tema dominante nella composizione, gioca un ruolo chiave nell’esecuzione pittorica. L’artista rappresenta il paesaggio urbano e industriale attraverso pennellate rapide e decise, che descrivono suggestioni di architetture, flussi ed energie, dove non c’è traccia di vita. Nelle periferie più fragili, come nei cantieri abbandonati, la presenza umana è impercettibile ma l’umanità è evidente, proprio perché la città da lui dipinta è la stessa descritta da Aldo Rossi come «la cosa umana per eccellenza». Sospesa in un tempo innaturale, appare nelle sue opere contemporaneamente frenetica e immobile. Strutture cromatiche non sempre realistiche sono solcate da gesti pittorici istintivi, che annullano la dimensione temporale dei luoghi immergendoli in atmosfere rarefatte o dense: scenari glaciali illuminati da un bagliore quasi metafisico si alternano a paesaggi contaminati, in cui l’opacità di un cielo dall’aria irrespirabile trasmette l’esperienza dell’antropizzazione contemporanea. Metafora esistenziale della fugacità del tempo dell’uomo, sintetizzata nel titolo Passare veloci, la rappresentazione annulla quel «vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche» che per Sant’Elia faceva della città futurista un «immenso cantiere tumultuante», risolvendo nell’astrazione temporale ogni dicotomia spaziale tra natura e artificio. Genova, il ponte sulla città simboleggia questo processo di astrazione. Nel suo candore, riecheggiano le parole di Heidegger: «Il ponte riunisce presso di sé, nel suo modo, terra e cielo, divini e mortali». Il ponte ritratto da Papetti esprime l’essenza del luogo, perché unisce le sponde e si eleva sulla città sottostante restando radicato in essa; parimenti, però, racconta l’inesorabile trascorrere del tempo. Gestito da un geniale sistema robotico di monitoraggio della sicurezza della struttura e raffigurato come un cantiere etereo e in trasformazione permanente, il nuovo ponte sul Polcevera esposto al Quirinale sembra ricucire la frattura con il passato e proiettare idealmente la città di Genova e l’Italia nel futuro. (Renata Cristina Mazzantini)
L'artista
Alessandro Papetti
(Milano 1958)
Dopo il liceo classico, dedica gli anni Ottanta alla ricerca artistica e nel 1989 ottiene un primo riconoscimento critico da Giovanni Testori. Si concentra sui Ritratti visti dall’alto, cui segue il ciclo Reperti, realizzato tra 1990 e 1992. Dal 1995 svolge la sua attività tra Milano e Parigi. Nel 1996 espone al Martin-Gropius-Bau di Berlino e al PAC di Milano. Nel 1998 realizza le serie Acqua e Cantieri navali. Tra 2003 e 2004 partecipa alla mostra dedicata a Testori a Palazzo Reale di Milano e a La ricerca dell’identità.
Leggi tuttoDal 2005 il paesaggio, soprattutto gli scenari urbani e dell’archeologia industriale, diventa oggetto privilegiato della sua rappresentazione. Nel 2005 la Fondazione Mudima gli dedica Il disagio della pittura, e partecipa alle rassegne Miracolo a Milano a Palazzo della Ragione e Il paesaggio italiano contemporaneo a Palazzo Ducale di Gubbio. Nel 2007 espone i dipinti dedicati agli ex stabilimenti della Renault al Musée des Années 30 di Parigi. Nel 2009, Palazzo Reale di Milano ospita la sua personale Il ciclo del tempo e partecipa a L’anima dell’acqua presso Ca’ d’Oro a Venezia. Nel 2010 l’Istituto italiano di cultura a Tokyo gli dedica la prima esposizione in Giappone, Spazi dinamici. Nello stesso anno, a Villa Manin di Codroipo, si svolge una sua personale, in dialogo con la retrospettiva dedicata a Edvard Munch. Nel 2011 è presente alla Biennale di Venezia, sia nel Padiglione Italia sia in quello della Repubblica di Cuba, ed espone all’Auditorium di Roma. Nel 2012 realizza Le fabbriche dell’utopia presso il Museo di architettura di Mosca. Nel 2014 prende parte a La pelle attraverso al Museo di Palazzo della Penna a Perugia e nel 2015 presenta Io abito qui presso l’Istituto centrale per la grafica a Roma; le due istituzioni conservano sue opere nella propria collezione permanente. Nel 2016, Sky Arte gli dedica un documentario. Nel 2017 tiene al MARCA di Catanzaro la personale Paesagginterni. In occasione di Miart 2018, le Gallerie d’Italia presentano a Milano un’anteprima dell’installazione pittorica Paesaggiointerno, conservata nella collezione di Intesa Sanpaolo.

© Credits: Massimo Listri