Nero e Oro

Nero e Oro

Alberto Burri

Concessa da: Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri

Materiale/Tecnica: acrilico e oro in foglia su tela

Ubicazione: Sala di Augusto

Anno di realizzazione: 1992

Anno di installazione: 2019

Descrizione dell'opera

I fondi oro, allusione a uno spazio atemporale, simbolo dell’eterno, di luce divina, di incorruttibilità e di immutabilità, sono molto diffusi nei dipinti su tavola, nel mosaico e nelle miniature dal XI al XV secolo. La posa in opera di questo materiale brillante e prezioso richiede l’impiego delle foglie d’oro, ottenute nei secoli passati da artigiani, detti ‘battiloro’, martellando le monete fino a ridurle in lamine sottilissime. Molti artisti del XIX e del XX secolo si avvalgono dei fondi oro per le loro opere, da Gustav Klimt a Lucio Fontana e Yves Klein, solo per citarne alcuni. Fin dagli anni Cinquanta, Burri introduce anche l’oro nella varietà di materiali extra-pittorici che caratterizzano le sue opere, a volte con lievi pennellate, altre con la tecnica della doratura a missione. Nel 1993 crea per Ravenna il ciclo Bisanzio, che rievoca la matrice bizantina dei mosaici ravennati. Venuta meno la committenza, l’intero ciclo di dieci opere, oggi esposte presso gli Ex Seccatoi del Tabacco a Città di Castello, viene rivisitato dall’artista, che modifica il titolo in Nero e Oro e provvede a una nuova messa in opera della foglia d’oro, eliminando l’effetto mosaico, coerentemente con la loro nuova destinazione espositiva. L’opera Nero e Oro del 1992, concessa al Quirinale e creata dall’artista dopo sei anni di dedizione assoluta al colore nero con inimmaginabili variazioni e sfumature, è un prologo di Bisanzio con la struttura a mosaico della foglia d’oro, il cui riflesso, affidato alla geometria della tessera dai contorni duri e appuntiti, si giustappone al nero disteso e compatto, in quel contrasto fra apollineo e dionisiaco che qui, come altrove nell’opera di Burri, trova il suo equilibrio. (Chiara Sarteanesi)

L'artista

Alberto Burri
(Città di Castello 1915 - Nizza 1995)

Laureato in medicina, inizia a dipingere da prigioniero, durante la Seconda guerra mondiale. Nel 1948 intraprende le prime ricerche astratte con l’impiego di materiali extra-pittorici. Ai Bianchi, ai Catrami, ai Gobbi, alle Muffe e ai Sacchi dei primi anni Cinquanta, seguono le Combustioni, i Ferri e i Legni, dagli anni Sessanta le Plastiche, mentre i Cretti e i Cellotex caratterizzano la sua attività degli ultimi vent’anni. La rivoluzione linguistica di Burri influenza molti movimenti artistici degli anni Sessanta e Settanta, non solo italiani. Nel 1978 crea la Fondazione Burri a Città di Castello.

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Nel 1985 inizia il Grande Cretto che ricopre le macerie di Gibellina. Tra le mostre, si ricordano le numerose partecipazioni alla Biennale di Venezia, dal 1952 al 1960, quando vince il premio AICA, e ancora nel 1966 e nel 1968, dal 1984 al 1988 e nel 1995, a Documenta di Kassel nel 1959, 1964, 1982. Fra le personali, la prima al Carnegie Institute di Pittsburgh nel 1957, itinerante negli USA, nel 1959 le mostre al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles e al Museum Haus Lange di Krefeld.

Nero e Oro

© Credits: Massimo Listri