Intersuperficie curva dall’arancio

Intersuperficie curva dall’arancio

Paolo Scheggi

Concessa da: Associazione Archivio Paolo Scheggi

Materiale/Tecnica: acrilico arancione su tre tele sovrapposte

Ubicazione: Sala della Pace

Anno di realizzazione: 1969

Anno di installazione: 2021

Descrizione dell'opera

Si osservino le aperture circolari che contaminano il campo arancione brillante, solcandolo in un moto ondoso e liberato, come se l’artista non riuscisse a controllare lo sprigionarsi di energie primigenie. In quest’anno infatti Scheggi aveva verificato, ora nello spazio oscurato della galleria e del teatro, ora nelle piazze e nelle strade di città italiane, la potenza coinvolgente di grandi lettere fluorescenti o di solidi geometrici, mossi e portati in mezzo alla gente da attori e cittadini: dall’Interfiore proposto a Roma, agli Interventi plastico-visuali per lo spettacolo Visita alla prova dell’Isola Purpurea di Bulgakov + Scabia al Piccolo Teatro di Milano; dalle azioni Oplà-stick, passione secondo Paolo Scheggi, tenutesi alla galleria del Naviglio di Milano e nel contesto di Nuove Tendenze a Zagabria nel 1969, all’azione urbana OPLA avvenuta a fine anno, con quattro grandi lettere portate per la città di Firenze a interrompere il fluire della vita quotidiana e dell’ordine pubblico. Il colore dell’opera dichiara in modo squillante che l’artista stava sperimentando, a partire dalle sue Intersuperfici, nuove forme di comunicazione e intervento, pienamente inserito nel clima incandescente e multidisciplinare che caratterizzò le ricerche artistiche italiane e internazionali nel Sessantotto. (Ilaria Bignotti)

L'artista

Paolo Scheggi
(Settignano 1940 - Roma 1971)

Dopo gli studi d’arte a Firenze, segue un corso di visual design a Londra, e dal 1961, a Milano, conduce una ricerca che s’iscrive nella neoavanguardia spazialista. Fontana, suo mentore, elogia le Intersuperfici formate da tre tele sovrapposte monocrome e solcate da aperture prima irregolari e di forma organica, poi circolari e perfette. Queste opere sono la matrice di un’indagine pluridisciplinare che in dieci anni attraversa tutti i linguaggi artistici. Nel 1964 partecipa alla Triennale di Milano e l’anno successivo entra nel movimento Nuove Tendenze a Zagabria ed espone con i gruppi Zero e Nul.

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Nel 1966 è a Parigi, al XXI Salon des Réalités Nouvelles, alla Kunsthalle di Berna, alla Roland Gibson Art Foundation di New York ed è il più giovane artista italiano invitato alla Biennale di Venezia. Nel 1967 è alla Cinquième Biennale de Paris e alla Exposition Internationale des Beaux-Arts de Montréal. Dal 1968, la sua opera contempla la dimensione performativa, per analizzare il linguaggio mitico-politico e il rituale collettivo, anticipando il lungo periodo della Performance art. Negli ultimi due anni, seguendo una nuova linea di ricerca concettuale e radicale, crea ‘ambienti’ neri o bianchi, solcati da caratteri lapidari: la Tomba della geometria e la Piramide della metafisica sono esposte a Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 1970, nella grande rassegna Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960-70. Tra le più importanti retrospettive, quelle alla Galleria d’arte moderna di Bologna nel 1976 e a Palazzo Vecchio di Firenze nel 1983. È presente alle biennali veneziane nel 1972, 1976 e 1986. Le sue opere sono conservate in note collezioni pubbliche: alla GNAM di Roma, alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia, alla GAM di Torino, al The Art Museum at SUNY Potsdam di New York e al Museum für Konkrete Kunst di Ingolstadt. Dal 2013 l’Associazione Archivio Paolo Scheggi, fondata dalla vedova dell’artista Franca Scheggi Dall’Acqua e da sua figlia Cosima, e curata scientificamente da Ilaria Bignotti, tutela e diffonde l’eredità della sua opera.

Nella foto a sinistra

Intersuperficie curva dall’arancio

© Credits: Massimo Listri