Coltivo un sogno

Coltivo un sogno

Maria Lai

Concessa da: Archivio Maria Lai

Materiale/Tecnica: Stoffa, filo

Ubicazione: Sala delle Logge

Anno di realizzazione: 1986

Anno di installazione: 2023

Descrizione dell'opera

Coltivo un sogno, 1986, è un esempio significativo dei Libri creati da Maria Lai. Vediamone rapidamente la genesi.

L’artista sarda, che si può considerare fra gli esponenti più singolari dell’arte concettuale, negli anni Settanta aveva smesso di dipingere, iniziando a esprimersi con Tele cucite, cioè con superfici di tessuto che erano, appunto, cucite col filo. Alla fine del decennio Maria riflette però sul filo anche come strumento di scrittura. Nascono così le sue prime Pagine (Pagina, 1978) e, subito dopo, i Libri polimaterici. A questi ultimi, realizzati inizialmente con Mirella Bentivoglio e rivestiti con una copertina di pane (Libro-Alfa, 1978), seguono i Libri di carta, grandi come atlanti o gigantesche cinquecentine, e i Libri di stoffa o di carta e tessuto. Maria Lai si inserisce così nella vasta sperimentazione sulla scrittura e sul libro d’artista che affonda le radici nel futurismo e nel dadaismo, e che negli anni Sessanta e Settanta conosce le più varie declinazioni, dalle scritture cancellate di Isgrò al Libro dimenticato a memoria di Agnetti.

Quello che le interessa, comunque, è l’aspetto enigmatico dei suoi strani volumi. Le sue righe, cucite a mano o a macchina, simulano la scrittura ma sono illeggibili e quindi assumono significati infiniti. I suoi Libri, del resto, sono oggetti per nulla libreschi, capaci di affascinare per la morbidezza dei velluti e dei tessuti, ma anche per quei grumi di fili che sporgono dalle pagine e sembrano capigliature, barbe umane, barbe di becco o di bosco. Il suo desiderio è creare volumi che catturino l’attenzione, che invoglino a essere sfogliati, toccati, accarezzati. Anche Coltivo un sogno (che forse allude all’aspirazione, vivissima nelle sue opere, che l’arte non sia capita solo da pochi, ma avvicinata da tutti) è un libro vivo, dove le righe e il filo formano sulla pagina di stoffa un ritmo musicale.

L’interesse per il ritmo è centrale nella ricerca dell’artista sarda, e affonda le radici in una sua esperienza giovanile, quando frequentava le scuole a Cagliari sotto la guida dello scrittore Salvatore Cambosu, che le aveva insegnato il valore musicale della poesia anche indipendentemente dal suo significato. “Non importa se non capisci, segui il ritmo” le aveva detto.

Anche in Coltivo un sogno il ritmo creato dal filo crea una scrittura che non ha fine. O, meglio, una scrittura che si tende oltre le pagine alla ricerca dell’infinito. (Elena Pontiggia)

L'artista

Maria Lai
(Ulassai 1919 - Cardedu 2013)

Compie i primi studi a Cagliari, dove ha per maestro lo scrittore Salvatore Cambosu, che le insegna l’amore della poesia e il valore del ritmo. Frequenta poi l’Accademia: nel 1939 a Roma con Marino Mazzacurati, nel 1943-44 a Venezia con Arturo Martini. Rientrata in Sardegna, inizia a insegnare, ma nel 1956 si trasferisce a Roma, dove frequenta Giuseppe Dessì e si avvicina all’informale. Ripensa intanto le tradizioni della sua terra (la tessitura a telaio, i ricami, i pani decorati) alla luce dell’arte concettuale, da Pascali a Manzoni. Sostituisce così alla pittura l’uso del filo, creando Tele cucite e Libri cuciti.

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Lavora con materiali insoliti come il pane. Nel 1967 realizza Oggetto-paesaggio, un telaio disfatto che è insieme oggetto antico e installazione contemporanea. Nel 1978 partecipa a una mostra alla Biennale di Venezia. Nel 1981 dà vita a Ulassai a Legarsi alla montagna, la prima azione relazionale in Italia: per tutto il paese lega con un nastro le case tra loro e al monte sovrastante, simbolo di un’armonia fra gli uomini e fra uomo e natura. Realizza intanto mappe visionarie (Geografie), opere relazionali (Camerino, Villasimius) e pubbliche, libri cuciti (Fiabe) e carte da gioco per far comprendere i meccanismi dell’arte. Nel 2006 dona a Ulassai 140 sue opere, che formano il museo Stazione dell’arte. Nel 2011 vince il premio Camera dei deputati per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Nel 2017 (come autore scomparso) è invitata alla Biennale di Venezia e a Documenta di Kassel e Atene. (Elena Pontiggia)

Coltivo un sogno
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