Masua I e II
Giovanni Frangi
Descrizione dell'opera
La natura, con alberi cangianti al variare delle luci e delle stagioni, è un tema che ricorre nell’opera di Frangi da molto tempo. Dipingerla rappresenta per l’artista un modo di riflettere su questioni esistenziali più profonde, di materializzare il sogno di luoghi incontaminati e di placare la sua inquietudine. Nel 1999, a Milano, con Il richiamo della foresta sperimenta per la prima volta un allestimento con grandi quadri appoggiati a terra, creando l’illusione della foresta attraverso una pittura densa, carica di materia e vicina alla realtà più selvaggia del paesaggio. Nel suo evolversi recente, questa pittura mostra segni via via più leggeri e un cromatismo inventato, che progressivamente si slega dalla realtà, ma resta fissa l’idea di avvolgere e coinvolgere lo spettatore, attraverso le sue emozioni. Le opere Masua I e II, ispirate ai boschi del sud della Sardegna, sono concepite sulla scia dell’esperienza di Dauntsey Park nel 2015. A Dauntsey Park l’artista realizza un polittico ispirato alle selve circostanti, con sette tele dimensionate appositamente per inserirsi all’interno dell’antica decorazione parietale a stucco di un salone. In questo modo, le tele si trasformano in finestre affacciate su un paesaggio immaginario, che circonda lo spettatore creando un’illusione. Nella realizzazione di questi lavori è fondamentale l’uso della fotografia. (Renata Cristina Mazzantini)
L'artista
Giovanni Frangi
(Milano 1959)
Si diploma all’Accademia di Brera nel 1982. Espone in diverse gallerie, prima in Europa e poi anche negli Stati Uniti, in Cina e in Giappone. Nel 1996 vince il premio della XII Quadriennale. Dal 2000 realizza installazioni site specific, cercando di dialogare con il paesaggio, come a Palazzo delle Stelline a Milano nel 2001, a Villa Panza di Varese nel 2004 e a Villa Carlotta sul lago di Como nel 2018.
Leggi tuttoNel 2008 Feltrinelli pubblica Giovanni Frangi alle prese con la natura, che racconta il suo rapporto con il paesaggio, fatto di tronchi, foglie o ninfee che dominano le tele, trasformando i luoghi in cui sono esposte in boschi, foreste o paludi. Opere che si fondono con l’architettura assorbendo totalmente l’attenzione dello spettatore. Nel 2010 partecipa alla Biennale di Venezia nel Padiglione Italia. Seguono altre mostre e installazioni: al MART di Rovereto nel 2010, al Museo Diocesano di Milano nel 2011 e al MAXXI di Roma nel 2014. Nello stesso anno crea un’opera lungo il perimetro interno della chiesa di Trezzano sul Naviglio e inaugura una monumentale installazione al Museo archeologico nazionale di Napoli. Sue opere si trovano nel Gabinetto dei disegni del museo degli Uffizi di Firenze, alla Camera dei deputati, al MART, all’Istituto nazionale per la grafica, alla Galleria d’arte moderna di Udine e al Museo Diocesano di Milano.

© Credits: Massimo Listri