Waterbones (sequence 510)

Loris Cecchini

Materiale/Tecnica: moduli in acciaio inox

Ubicazione: Lungamanica

Anno di realizzazione: 2024

Anno di installazione: 2024

Descrizione dell'opera

Loris Cecchini osserva che: «La scultura, nel suo manifestarsi, deve avere, al di là della funzione meccanica che la determina, un carattere musicale, l’eleganza di una pianta, la leggerezza di un’idea». In questa prospettiva, realizza un'installazione scultorea di tredici metri, che si ramifica nell’ultimo tratto del corridoio della Lungamanica, impadronendosi dello spazio architettonico con una concatenazione ritmica di moduli in acciaio, che si dissolvono in una prospettiva senza fine. Denominati "Water-bones" che letteralmente significa "ossa d'acqua", ovvero ossa liquide, i moduli dell’installazione sono strutture leggere, lucide e specchianti; danno corpo al rapporto tra singolarità dell’elemento e serialità della composizione, attraverso una connessione reticolare tra molteplici unità replicate. I moduli fluttuano in perfetta armonia con il contesto e riflettono la sinuosa cornice delle volte attraverso una costruzione volumetrica fluida e equilibrata nella relazione tra pieni e vuoti. Vibrando sospesi su cavi di acciaio, aggrappati all’involucro dell’ambiente, i moduli evocano forme organiche e vitali, che germogliano liberamente. Nel suo dipanarsi sopra lo sguardo degli spettatori, secondo uno sviluppo rizomatico, l’installazione denuncia una struttura complessa, che svela lo scheletro della materia per offrire due chiavi di interpretazione. L’opera, infatti, allude a temi esistenziali e si pone come una metafora ambivalente del microcosmo cellulare o del macrocosmo universale, manifestando la poetica di un artista affascinato dall’indagine scientifica della natura e attratto dalla sua rappresentazione plastica nello spazio e nel tempo.

L'artista

Loris Cecchini
(Milano 1969)

Frequenta l’Accademia di Belle Arti a Firenze e poi a Brera a Milano, dove si laurea nel 1994. Qui debutta nel mondo dell’arte nel ’96 esponendo la serie No Casting, di lavori fotografici elaborati attraverso la modellazione digitale. Ripropone la stessa serie alla Quadriennale di Roma, al Ludwig Museum di Colonia e a Palazzo Fabroni a Pistoia. Nelle opere Stage Evidences immediatamente successive, ispirate al pensiero di Baudrillard e Virilio, indaga la ridefinizione del concetto di reale attraverso la scultura.

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Espone repliche in gomma grigia di oggetti in scala 1:1 alla collettiva di apertura del Palais de Tokyo di Parigi, alla prima Biennale di Taiwan, al Palazzo delle Papesse a Siena, al Kunstverein di Heidelberg, al museo Revoltella di Trieste, al Centro Galego de Arte Contemporánea di Santiago di Compostela, al Lenbachhaus Kunstbau di Monaco. Resta a Milano fino al 2005, quindi si sposta a Prato e Berlino, con frequenti viaggi a New York, Madrid e Parigi, così come in Corea e in Cina. Nei primi anni del nuovo millennio realizza micro architetture e bolle pneumatiche trasparenti applicate agli edifici. Crea poi Monologue patterns, piccole roulotte che fondono scultura e architettura utopica, presentate al Forte Belvedere di Firenze, alla Galleria Civica di Arte Contemporanea, al MART, al PAC di Milano, al Musée d’Art Moderne de Saint-Étienne Métropole e alla Deutsche Bank Kunsthalle di Berlino. Dal 2005 matura l’interesse per le dinamiche site-specific, insieme con una curiosità scientifica per la natura, da cui trae il concetto di modularità, con cui dà vita a una scultura particellare e adattabile. Assemblando “cellule”, realizza le serie Cloudless, esposte al Palais de Tokyo, al P.S.1 MoMA di New York e alla Biennale di Shanghai, e Waterbones, con cui realizza numerose installazioni in Europa, USA e Asia. Partecipa alla Biennale di Venezia nel 2001, 2005, 2015 e 2017. Nel 2019 è alla Biennale of Urbanism/Architecture di Shenzhen. Vari i riconoscimenti, come il Premio Artegiovane GAM di Torino nel 2001 e il Premio Arnaldo Pomodoro per la scultura nel 2014. I suoi lavori sono conservati anche al Museo del Novecento di Milano, al Centro Pecci a Prato, al Museum Voorlinden nei Paesi Bassi, al Mint Museum e alla Corcoran Gallery of Art negli USA, al Beijing Fun Area in Cina, alla The Boghossian Foundation a Bruxelles, alla Fondation Louis Vuitton a Parigi, al Elgiz Museum a Istanbul, alla Fondazione Alda Fendi e al MAXXI a Roma e alla GAM di Torino. Sono presenti anche nelle Collezioni Farnesina, VAF-Stiftung al MART, CIFO e Margulies a Miami.

© Credits: Massimo Listri

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