Rupestre

Rupestre

Gino Marotta

Concessa da: Archivio Gino Marotta

Materiale/Tecnica: ceramica

Ubicazione: Tenuta Presidenziale di Castelporziano

Anno di realizzazione: 2002

Anno di installazione: 2021

Descrizione dell'opera

Gino Marotta è stato uno degli sperimentatori più attivi della sua generazione, noto per le sue sagome zoomorfe e fitomorfe realizzate in metacrilato a partire dagli anni Sessanta. La sua ricerca artistica ruota intorno al rapporto tra naturale e artificiale e si sviluppa nello stesso clima e periodo storico che vede la nascita dell’Arte povera e dei fermenti Neo Pop. A partire dai primi anni Sessanta, nei laboratori delle industrie chimiche, delle fabbriche e delle fonderie, sperimenta nuovi materiali quali poliuretani e poliesteri, e realizza sculture servendosi dei procedimenti industriali per la produzione in serie. La sua è una scultura inedita, con riferimenti alla cultura pop, che si confronta con lo scambio di ruoli tra arte e design industriale che tanta parte ha nel suo lavoro. La vocazione all’uso di materiali inediti prosegue con le sculture in metacrilato, un materiale artificiale, altamente tecnologico, in antitesi con i soggetti tratti dal mondo naturale e con una tendenza verso la «ricostruzione della natura», per usare un’espressione di Pino Pascali, che nel caso di Marotta è espressa da una polarità naturale-artificiale, carica di implicazioni non solo estetiche. La sua produzione artistica attraversa varie fasi, ma sempre con la presenza di elementi o soggetti presi in prestito dalla natura, che si ritrovano nelle sue opere ambientali: fin dagli esordi mostra infatti un interesse diretto per la materia e le possibili sperimentazioni ad essa legate. Come nell’opera in mostra Rupestre del 2002, in cui una serie di sculture di ceramica richiamano la forma di pietre, che rimandano ancora una volta a un dialogo con la natura, in questo caso quasi mimetico. Utilizzando le parole di Maria Vittoria Marini Clarelli: «le sue opere, solo apparentemente semplici, celano l’utopia a tratti giocosa della ricostruzione futurista dell’universo ma anche il disorientamento metafisico». (Maria Alicata)

L'artista

Gino Marotta
(Campobasso 1935 - Roma 2012)

Trasferitosi a Roma all’inizio degli anni Cinquanta, tiene la prima personale presso la galleria Montenapoleone di Milano nel 1957, dove espone arazzi, encausti e velatini, presentati da Emilio Villa. Sperimentatore assiduo di tecniche e materiali diversi, sin dall’inizio concentra la sua ricerca su materiali prodotti in fabbriche e fonderie: così nascono le serie Piombi – quadri di piombo e stagno saldati con la fiamma ossidrica – Sabbie, Allumini e Bandoni – lamiere di ferro tagliate e assemblate insieme, in cui l’intensità espressiva dello stato di frammento abbandonato rinvia a un’inquieta dimensione poetica.

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Tra 1957 e 1958 partecipa a mostre di rilievo internazionale, tra cui Pittori d’oggi Francia-Italia a Torino e Moderne Italiensk Maleri a Copenaghen. Passaggio fondamentale è la sperimentazione cromatica e la conquista del metacrilato (o perspex), materiale plastico industriale con cui realizza opere di grande formato, sculture e installazioni che alludono al mondo naturale, come Bosco naturale-artificiale (1967). Nel 1969 prende parte alla mostra 4 artistes italiens plus que nature al Musée des Arts Décoratifs di Parigi, con Mario Ceroli, Jannis Kounellis e Pino Pascali, e nei decenni a seguire ha un’intensa attività espositiva: è presente alla Quadriennale di Roma nel 1972 e nel 1986, alla Triennale di Milano nel 1973, alla Biennale di Venezia nel 1984 con una sala personale, in cui esegue l’installazione Le rovine dell’Isola di Altilia; numerose anche le mostre all’estero (San Paolo, Parigi, Bruxelles, New York). Interessato al dialogo tra le arti, il cinema e il teatro d’avanguardia, realizza scene e sculture-costumi per film e spettacoli di Carmelo Bene, Salomè (1972), Nostra Signora dei Turchi (1972) e Hommelette for Hamlet (1987), che gli vale il premio Ubu per la migliore scenografia. Sul finire degli anni Novanta, alla fascinazione per il metacrilato si aggiunge quella per le luci a led, il laser e i filtri colorati. È direttore dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, membro dell’Accademia Nazionale di San Luca a Roma e dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, docente di decorazione pittorica all’Accademia di Belle Arti di Roma.

Rupestre

© Credits: Massimo Listri