Senza fine (Endless)

Senza fine (Endless)

Piero Dorazio

Concessa da: Associazione Archivio Piero Dorazio

Materiale/Tecnica: olio su tela

Ubicazione: Sala di Ercole

Anno di realizzazione: 1996

Anno di installazione: 2020

Descrizione dell'opera

Le due opere, entrambe del 1996, approfondiscono un tema che l’artista affronta nella sua produzione a partire dagli anni Quaranta. Nei suoi primi esperimenti grafici ispirati all’immaginario e alla teoria di Vasilij Kandinskij, l’artista introduce infatti lo studio delle forme concentriche e delle possibilità spaziali che tali strutture offrono alla luce e al colore. Se in queste prime ricognizioni il tema viene declinato come un dettaglio di più ampie composizioni, a partire dal 1994 esso diventa un elemento autonomo del quadro. Attingendo alla propria cultura etnologica e geografica, che ha vasto riscontro nella biblioteca privata e nella collezione di mappe, Dorazio perfonde queste opere di reminiscenze di tessuti mediorientali e di mandala indiani. Tali caratteristiche compositive sono rinforzate dalla scelta dei titoli di questa serie che rimandano talvolta a capitali di paesi lontani sulla via della Seta, talaltra alla terminologia dell’antica Grecia. Lop Nor prende il titolo da un lago salato, ormai prosciugato, collocato in un deserto della Cina sul versante più desolato, arido e brullo. Questa zona fu palcoscenico di esperimenti nucleari a partire dagli anni Sessanta che si conclusero nel 1996, anno di realizzazione del quadro. Con i toni dei rossi e dei marroni che rimandano ai colori della terra e i blu profondi e i verdi di molteplici tonalità, Lop Nor è al tempo stesso una camera ottica che proietta le suggestioni geografiche del luogo e un labirinto che ne indaga il mistero. In Senza fine (Endless), Dorazio riprende parte di un titolo spesso utilizzato verso la metà degli anni Sessanta in una serie di opere ispirate al lavoro dell’amico architetto austro-americano Frederick Kiesler, autore di un progetto mai realizzato per una casa curvilinea, la Endless House. In questo dipinto, la scelta di molteplici toni di rosso mescolati agli altri colori, accentua la spinta centripeta del motivo, attraendo l’occhio dello spettatore nel nucleo del vortice e conducendolo in uno spazio che sembra perdersi, appunto, senza fine. (Valentina Sonzogni - Archivio Piero Dorazio)

L'artista

Piero Dorazio
(Roma 1927 - Perugia 2005)

Dopo gli studi classici, si iscrive alla facoltà di Architettura di Roma. Nel 1947 è tra i fondatori di Forma 1. Nello stesso anno, a Parigi con Severini, conosce Braque, Léger e Arp. Nel 1948 espone alla Quadriennale di Roma e organizza la mostra Arte astratta in Italia insieme a Soldati e Sottsass. Nel 1950 con Perilli e Guerrini apre la galleriaibreria L’Age d’Or e nel 1951 con Colla e Burri dà vita alla Fondazione Origine. Invitato a Harvard, nel 1953 si trasferisce a New York. Tornato in Italia, pubblica La fantasia dell’arte nella vita moderna.

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Partecipa alla Biennale di Venezia nel 1956 e nel 1958 e a Documenta di Kassel nel 1959. Nel 1960 torna alla Biennale con una sala personale e si trasferisce nuovamente negli Stati Uniti, all’Università della Pennsylvania, dove insegna per un decennio. Negli anni Sessanta espone in importanti collettive, tra cui The Responsive Eye al MoMA, e alla Biennale di Venezia del 1966. Nel 1968 si stabilisce a Berlino, invitato dall’Accademia tedesca. Negli anni Settanta viaggia in Grecia, Medio Oriente e Africa, trasferendosi nel 1974 a Canonica, in un eremo camaldolese restaurato. Nel 1979 il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris gli dedica una retrospettiva, poi itinerante negli Stati Uniti. Negli anni Ottanta continua a dipingere e inizia a collaborare con il «Corriere della Sera». Nel 1983 la GNAM gli dedica una retrospettiva e nel 1988 presenta un’altra sala personale alla Biennale di Venezia. Tra le mostre degli anni Novanta si ricordano quelle al Musée de Grenoble nel 1990, alla Galleria civica di Bologna nel 1991, al Museo civico di Atene nel 1994 e al PAC nel 1988. Nel 1993 diviene membro della Akademie der Künste di Berlino e nel 1994-96 dirige la realizzazione dei mosaici nelle stazioni della metropolitana di Roma, ideandone uno. Nel 2003 l’IVAM di Valencia gli dedica un’ampia retrospettiva. Molti i riconoscimenti: nel 1961 il Kandinsky Prize e il premio della Biennale di Parigi, nel 1986 il premio dell’Accademia di San Luca, nel 1990 il premio Alcide De Gasperi per le arti e le scienze, nel 1997 il premio Michelangelo dall’Accademia dei Virtuosi al Pantheon, nel 2000 il premio Scipione dalla Fondazione Carima di Macerata.

Senza fine (Endless)

© Credits: Massimo Listri