Venticinque per venticinque seicentoventicinque lettere dai cento colori Alighiero e Boetti a Roma nell’ottantanove

Venticinque per venticinque seicentoventicinque lettere dai cento colori Alighiero e Boetti a Roma nell’ottantanove

Alighiero Boetti

Concessa da: Archivio Alighiero Boetti

Materiale/Tecnica: ricamo su tessuto

Ubicazione: Sala delle Api

Anno di realizzazione: 1989

Anno di installazione: 2019-2022

Descrizione dell'opera

Tutta la produzione dei ricami di Alighiero Boetti dal 1971 in poi è realizzata da donne afghane, prima in Afghanistan e poi, in seguito all’occupazione sovietica, nei campi profughi in Pakistan. Quest’opera fa parte di un insieme di grandi ricami di lettere realizzati a Peshawar dopo il 1987 ed è composta da una scacchiera quadrata di 25×25 caselle. Nelle 625 caselle scorre un testo in italiano e un breve testo in lingua farsi. Per decifrare il testo si procede suddividendo il ricamo in 25 quadrati formati da 5×5 lettere ciascuno. Il testo in italiano è formato da 16 quadrature di frasi già usate dall’artista. Leggendo da sinistra a destra, dall’alto in basso: «Collo rotto braccia lunghe»; «Tra l’incudine e il martello»; «Un filo di voce un filo di luce»; «Seguire il filo del discorso»; «Millenovecentoottantotto»; «Verba volant scripta manent»; «Mettere i verbi all’infinito»; «La persona e il personaggio»; «Pack perdita d’identità tutto»; «Talvolta sole talvolta luna»; «Sciogliersi come neve al sole»; «Quando le parole sono stanche»; «Lasciare il certo × l’incerto»; «Tra orizzontale e verticale»; «Sragionare in lungo e in largo»; «Nero su bianco e bianco su nero». Un testo in farsi è collocato nei 4 moduli quadrati disposti al centro di ciascun lato del perimetro. Boetti fa scrivere i testi in farsi, che raccontano situazioni vissute o poesie antiche, direttamente a Peshawar, dal coordinatore o da calligrafi. Al centro del ricamo, nei rimanenti 5 moduli disposti a formare una croce, scorre un testo continuo che gira in senso antiorario attorno al quadrato centrale ove è ricamata la frase «Cinque × cinque venticinque». Questo testo dà il titolo all’opera: Venticinque per venticinque seicentoventicinque lettere dai cento colori Alighiero e Boetti a Roma nell’ottantanove. (Archivio Alighiero Boetti)

L'artista

Alighiero Boetti
(Torino 1940 - Roma 1994)

Nel 1962 - 64 studia incisione a Parigi, quindi torna a Torino e nel 1967 esordisce nell’ambito dell’Arte povera. Viaggia in Europa, Africa, Stati Uniti e Giappone, con lunghi soggiorni in Afghanistan, alla ricerca di nuovi linguaggi. Nel 1972 si trasferisce a Roma. È un artista concettuale, affascinato dal tempo, che usa varie forme espressive, spesso delegando l’esecuzione materiale dell’opera, come per le Mappe e gli arazzi, affidati alle ricamatrici afghane.

Leggi tutto

Personalmente si dedica agli ‘esercizi’ su carta quadrettata, basati su ritmi musicali o matematici, alle ‘composizioni leggere’ e ai ‘lavori postali’, giocati sulla permutazione matematica dei francobolli. Espone nelle mostre più significative della sua generazione, come When Attitudes Become Form a Berna nel 1969, Identité italienne al Centre Pompidou nel 1981 e The Italian Metamorphosis al Guggenheim Museum nel 1994. Partecipa a Documenta di Kassel nel 1972 e nel 1982, alla Biennale di San Paolo nel 1975, alla Biennale di Venezia dal 1976, con una sala personale nel 1990. Le sue opere sono al Centre Pompidou, allo Stedelijk Museum e al MOCA di Los Angeles. Numerose le mostre postume: alla GNAM nel 1996, alla Biennale di Venezia nel 2001 e al Museo Madre di Napoli nel 2009. Si ricordano anche la grande retrospettiva itinerante tra il Museo Reina Sofía, la Tate Modern e il MoMA nel 2011-12, quella del 2013 al MAXXI e quella alla Fondazione Cini di Venezia nel 2017.

Venticinque per venticinque seicentoventicinque lettere dai cento colori Alighiero e Boetti a Roma nell’ottantanove

© Credits: Massimo Listri