Senza titolo (serie telai)

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Maria Lai

Concessa da: Archivio Maria Lai

Materiale/Tecnica: legno, filo, lana tessuta e sassi

Ubicazione: Sala delle Logge

Anno di realizzazione: 2010

Anno di installazione: 2019

Descrizione dell'opera

Opera polimaterica (legno, filo, lana tessuta e sassi) in cui l’artista ripropone un tema a lei caro: il telaio. Questo oggetto, complesso e vivo, è presente nella sua produzione sin dagli anni Quaranta: l’artista era rimasta affascinata dall’eco che risuonava per le strade strette del paese, quando, a fine giornata, le donne si dedicavano alla tessitura. Il ritmo sonoro e quello visivo degli intrecci e dei colori custodivano tradizioni e sogni, creatività e rigore, ingredienti del suo fare arte. Il telaio è anche metafora della vita umana, del suo diverso strutturarsi nel tessuto universale. In quest’opera il tema del telaio comprende nel suo ordito altri due temi cari all’artista. Il primo è la capretta, animale libero, amante delle alture e dei territori scoscesi e difficili, metafora dell’artista: qui l’immagine dell’animale è insieme tessuto e simbolo. Il secondo è la pietra, che contiene la memoria del passato magmatico primordiale, plasmata dal tempo e dalle molteplici forze del territorio e della storia, che può essere lanciata aprendo spazi futuri: metafora della condizione umana. L’opera è tra le più recenti dell’artista, quando ormai l’età avanzata premeva per la velocità della composizione, e rivela un’ansia di comunicazione profonda e immediata. (Maria Sofia Pisu)

L'artista

Maria Lai
(Ulassai 1919 - Cardedu 2013)

Compie i primi studi a Cagliari, dove ha per maestro lo scrittore Salvatore Cambosu, che le insegna l’amore della poesia e il valore del ritmo. Frequenta poi l’Accademia: nel 1939 a Roma con Marino Mazzacurati, nel 1943-44 a Venezia con Arturo Martini. Rientrata in Sardegna, inizia a insegnare, ma nel 1956 si trasferisce a Roma, dove frequenta Giuseppe Dessì e si avvicina all’informale. Ripensa intanto le tradizioni della sua terra (la tessitura a telaio, i ricami, i pani decorati) alla luce dell’arte concettuale, da Pascali a Manzoni. Sostituisce così alla pittura l’uso del filo, creando Tele cucite e Libri cuciti.

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Lavora con materiali insoliti come il pane. Nel 1967 realizza Oggetto-paesaggio, un telaio disfatto che è insieme oggetto antico e installazione contemporanea. Nel 1978 partecipa a una mostra alla Biennale di Venezia. Nel 1981 dà vita a Ulassai a Legarsi alla montagna, la prima azione relazionale in Italia: per tutto il paese lega con un nastro le case tra loro e al monte sovrastante, simbolo di un’armonia fra gli uomini e fra uomo e natura. Realizza intanto mappe visionarie (Geografie), opere relazionali (Camerino, Villasimius) e pubbliche, libri cuciti (Fiabe) e carte da gioco per far comprendere i meccanismi dell’arte. Nel 2006 dona a Ulassai 140 sue opere, che formano il museo Stazione dell’arte. Nel 2011 vince il premio Camera dei deputati per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Nel 2017 (come autore scomparso) è invitata alla Biennale di Venezia e a Documenta di Kassel e Atene. (Elena Pontiggia)

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© Credits: Massimo Listri