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Alighiero Boetti

Concessa da: Fondazione Alighiero e Boetti

Materiale/Tecnica: ricamo su tessuto di cotone

Ubicazione: Sala delle Api

Anno di realizzazione: 1988

Anno di installazione: 2022

Descrizione dell'opera

Sin dal 1967 Alighiero Boetti sperimenta nell’ammasso di cemento ed eternit di Pack (opera non più esistente) la densità della materia, tanto compatta da implodere in superficie come un Cretto di Alberto Burri. Questa ricerca di massima condensazione strutturale si rinnova in Perdita d’identità (Tra sé e sé) del 1980, in cui l’artista racchiude tutte le forme possibili del mondo presente, per poi approdare nel 1988 nei ricami intitolati Tutto, composti da miriadi di sagome multicolori tratte dalla vita e dall’iconosfera quotidiana. Cucite insieme come un puzzle, queste forme creano una massa pulsante e indifferenziata, risplendente di colori e costantemente in bilico tra mimesi e astrazione. Al fine di ottenere un effetto specificamente ottico di saturazione totale, Boetti pone alle ricamatrici afghane una sola regola: adottare la medesima quantità di filo per ciascuno dei colori utilizzati, da queste liberamente scelto. Pensati dall’artista, disegnati nei suoi singoli elementi iconografici dai suoi assistenti e tessuti dalle anonime donne afghane rifugiatesi a Peshawar dopo l’invasione sovietica del 1979, i Tutto sono l’emblema del nomadismo culturale di Boetti, pronto ad abbracciare la multiforme alterità del mondo. In tale senso, queste opere esplicitano in modo compiuto il significato di quella congiunzione “e”, che l’artista nel 1971 aveva voluto inserire tra il proprio nome e cognome, per aprirsi a identità “altre”. Dal un punto di vista linguistico, per la tensione enciclopedica e cumulativa che li sottende, i Tutto costituiscono l’esito ultimo della sfida all’inestricabile complessità tecnologica del presente portata avanti da Boetti e da questi vinta, declinando da una singola, originale idea e da una medesima processualità un numero virtualmente infinito di opere uniche, realizzate con un mezzo, il ricamo, antico come la notte dei tempi e da sempre declinato al femminile. (Fondazione Alighiero e Boetti)

L'artista

Alighiero Boetti
(Torino 1940 - Roma 1994)

Nel 1962 - 64 studia incisione a Parigi, quindi torna a Torino e nel 1967 esordisce nell’ambito dell’Arte povera. Viaggia in Europa, Africa, Stati Uniti e Giappone, con lunghi soggiorni in Afghanistan, alla ricerca di nuovi linguaggi. Nel 1972 si trasferisce a Roma. È un artista concettuale, affascinato dal tempo, che usa varie forme espressive, spesso delegando l’esecuzione materiale dell’opera, come per le Mappe e gli arazzi, affidati alle ricamatrici afghane.

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Personalmente si dedica agli ‘esercizi’ su carta quadrettata, basati su ritmi musicali o matematici, alle ‘composizioni leggere’ e ai ‘lavori postali’, giocati sulla permutazione matematica dei francobolli. Espone nelle mostre più significative della sua generazione, come When Attitudes Become Form a Berna nel 1969, Identité italienne al Centre Pompidou nel 1981 e The Italian Metamorphosis al Guggenheim Museum nel 1994. Partecipa a Documenta di Kassel nel 1972 e nel 1982, alla Biennale di San Paolo nel 1975, alla Biennale di Venezia dal 1976, con una sala personale nel 1990. Le sue opere sono al Centre Pompidou, allo Stedelijk Museum e al MOCA di Los Angeles. Numerose le mostre postume: alla GNAM nel 1996, alla Biennale di Venezia nel 2001 e al Museo Madre di Napoli nel 2009. Si ricordano anche la grande retrospettiva itinerante tra il Museo Reina Sofía, la Tate Modern e il MoMA nel 2011-12, quella del 2013 al MAXXI e quella alla Fondazione Cini di Venezia nel 2017.

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