Leone rosso

Leone rosso

Giacinto Cerone

Concessa da: Archivio Giacinto Cerone

Materiale/Tecnica: ceramica rossa

Ubicazione: Salottino San Giovanni

Anno di realizzazione: 2004

Anno di installazione: 2021

Descrizione dell'opera

Che siano di ceramica, gesso o bronzo, le opere di Giacinto Cerone rivelano le infinite possibilità espressive della materia di riferirsi a una biografia interiore ed emotiva. A partire dagli anni Novanta, prima ad Albisola e poi a Faenza, Cerone ritrova e adotta la ceramica come tecnica o medium, carica di passato ma al contempo attuale per le possibilità espressive insite nella brillantezza delle superfici. Un elemento che caratterizza le sue sculture è l’utilizzo del colore, che non ha un’accezione decorativa ma è fattore qualificante della forma. Le sue opere sembrano nascere da un atto deciso sulla materia, attraverso un gesto rapido che lascia sulla superficie tracce evidenti del suo passaggio, segni che testimoniano e fermano il momento in cui è stato prodotto. Lacerazioni, strappi, fratture, ferite, tagli nella materia costituiscono non solo modi di lavorare la ceramica, ma anche di trasportare nell’opera intimi impulsi. Le sculture di Cerone sono espressive delle tensioni che ci attraversano e fanno i conti con la tradizione, tanto che in esse riconosciamo il passato, e al tempo stesso permettono di elaborare i parametri concettuali e ambientali della nostra attualità. Come egli stesso ha affermato, esse rifiutano la tridimensionalità, non creano spazio ma sono una sua rappresentazione. L’artista ha saputo rinnovare il linguaggio di un mezzo classico come la ceramica pur mantenendone la specificità. Non ha un approccio intellettualistico perché ha a che fare con il suo modo di sentire la materia e, come egli stesso afferma: «è il mio modo di fare che risulta essere, a posteriori, scultura, non è un ambito disciplinare». Per Cerone il rapporto con l’opera deve essere fisico, immediato, si deve poter abbracciare con lo sguardo e con il corpo. La gestualità impressa sulla materia è veloce e non troppo ragionata, perché l’opera stessa è fatta di ritmo e il ritmo viene dettato dall’artista con il suo lavoro. A volte, accomunando nelle sue opere la materia informe con modelli di fiori, angeli, animali, come in Leone rosso, dà vita a improvvisi richiami visivi e tracce di una figuratività tanto evidente da risultare quasi spiazzante. (Maria Alicata)

L'artista

Giacinto Cerone
(Melfi 1957 - Roma 2004)

Dopo la maturità artistica a Melfi, s’iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma, dove è allievo di Mastroianni e Fazzini, e si diploma nel 1979. Ritorna in Basilicata, concentrandosi sulla scultura e realizzando lavori in legno e rame. Nel 1983, tra le mura dell’antico castello a Castronuovo di Sant’Andrea, tiene la prima personale. Nel 1984 si stabilisce definitivamente a Roma e dal 1986 inizia a lavorare nello studio in vicolo del Bologna a Trastevere. Nello stesso anno riceve l’incarico di insegnamento presso l’Istituto d’arte di via del frantoio. Realizza le prime opere in ceramica nel 1987 e in plexiglas nel 1992.

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Nel 1993 avvia una duratura collaborazione con la Bottega Gatti di Faenza; parallelamente comincia a utilizzare il gesso, inizialmente impiegato per la realizzazione dei bozzetti, anche nelle opere d’arte: nel 1999 concepisce una monumentale scultura orizzontale nello Spazio per l’arte contemporanea a Tor Bella Monaca. Nel 2000 tiene la prima personale all’estero, presso la David Gill Gallery di Londra. In questo periodo nascono opere in ceramica che riportano iscrizioni ispirate alla poesia. Nel 2001 espone a Palazzo delle Esposizioni di Faenza, sperimentando la creazione di sculture in marmo, nel 2003 prepara le cere per alcuni gioielli in argento, presso l’orafo Paolo Mangano. Nel 2004, realizza per la facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza di Roma Una sposa infelice a Valle Giulia, grande scultura in gesso, sua ultima opera.

Leone rosso

© Credits: Massimo Listri