Pathosformel # 20 (omaggio a Francesco dal Cossa)

Michele Ciacciofera

Materiale/Tecnica: pastello, guazzo, tempera e pigmento d’oro su cartone

Ubicazione: Piano Nobile, sbarco ascensore alla Vetrata

Anno di realizzazione: 2023

Anno di installazione: 2024

Descrizione dell'opera

Nella concezione del suo Atlante Mnemosyne, Aby Warburg studia il debutto del linguaggio sociale dei gesti nella rappresentazione umana del Rinascimento italiano, destinato a iscriversi nella memoria collettiva e a incarnarsi in formule di pathos. Con il concetto di Pathosformeln, lo storico dell’arte tedesco definisce la capacità dell'artista di creare attraverso le immagini dei segni della psicologia storica di una civiltà. Lo studioso considera l'antichità classica, il medioevo e l'era moderna legate da un flusso creativo continuo, atto a creare delle immagini che, stratificandosi nel tempo, restano vive nella memoria e nell'inconscio collettivo. Durante il periodo pandemico, quando il presente appariva sospeso e il futuro alquanto incerto, Ciacciofera concepisce un ciclo di opere dal titolo Pathosformel, nate dalla riconsiderazione della teoria di Warburg. Attraverso il recupero di scene o dettagli di opere del Rinascimento l'artista riambienta, in asciutti spazi metafisici, immagini "svuotate" di visi e di corpi, privati delle estremità, che costituiscono i simboli del movimento corporale e dunque gestuale. Le immagini prive di referenze iconografiche o religiose, collegabili ai tratti del viso, rappresentano una liberazione dallo stato corporeo della figura umana, in una dimensione atemporale turbata dalla caduta di detriti cosmici, che interrogano il futuro sui rischi di un’umanità sempre più disincantata. Pathosformel #19 e Pathosformel #20, omaggi all'opera di Francesco del Cossa e al ciclo di pitture astrologiche del Palazzo Schifanoia di Ferrara, assumono in tal senso valore emblematico rispetto al dialogo che l'artista intende stabilire con le teorie di Warburg che, proprio a partire dagli affreschi ferraresi, elaborò una tesi sul significato del Rinascimento italiano. (Archivio Michele Ciacciofera)

L'artista

Michele Ciacciofera
(Nuoro 1969)

Si laurea in Scienze politiche a Palermo, dove frequenta gli intellettuali Quatriglio e Collura, Quattrocchi e Buttitta. Partecipa alle attività dell’associazione Arcigola, poi Slow Food e compie studi a carattere antropologico, storico e sociale sul Mediterraneo che costituiscono un asse portante della sua ricerca artistica. Torna in Sardegna e, dopo un’esperienza professionale presso lo studio Sulas, nel 1991 si trasferisce a Siracusa, dando vita ai due cicli pittorici e installativi Silenzio!, legato a una grave esperienza familiare, e Prigionieri & Deserti, ispirato dai viaggi in Africa e in Yemen.

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Nel 2011 si stabilisce a Parigi, pur mantenendo un forte legame con le isole di origine. Per il Museo Riso di Palermo, nel 2015 concepisce la mostra "Nel Mezzo del Mezzo - arte contemporanea nel Mediterraneo". Nel 2017 partecipa a Documenta 14 a Kassel/Atene e alla Biennale Internazionale d'arte di Venezia "Viva Arte Viva". Tra le mostre collettive si ricordano quelle presso IMMA Museum di Dublino nel 2015, ENSA di Bourges nel 2016, Fondation Aghmat in Marocco e Savvy Contemporary a Berlino nel 2018, Nuovo Museo Nazionale del Principato di Monaco e Musée des Beaux-Arts di Rennes nel 2021, Palazzo Bellomo a Siracusa e MUSMA di Matera nel 2022, Villa Reale di Monza nel 2023. Tra le personali, le mostre al Complesso Monumentale dello Spasimo a Palermo nel 2005, al St. John's University Museum di Santafé (New Mexico) nel 2007, all’Istituto Italiano di Cultura di New York nel 2009, alla Galleria Civica d'arte contemporanea Montevergini di Siracusa nel 2010, al Museo Civico di Noto nel 2011, a Summerhall di Edimburgo nel 2014, al CAFA Museum di Pechino nel 2016, al MAN di Nuoro nel 2017, al Museo Marino Marini nel 2020, al Musée d'Art Contemporain de la Haute-Vienne nel 2021, al MAGA di Gallarate nel 2023 e al Centre d’Art Passerelle a Brest nel 2024. Negli anni crea scenografie per il Teatro Greco di Tindari, il Teatro del Vascello di Roma e il Teatro Biondo Stabile di Palermo. Le sue opere sono conservate al Museo MAGA di Gallarate, al CNAP in Francia, al Musée d'Art Contemporain de la Haute-Vienne, al CAFA Museum di Pechino, al Museo Riso di Palermo e al MAN di Nuoro.

© Credits: Massimo Listri